Satira al Co. Rizzo Patarol
Edission original: |
Pietro Buratti, Poesie e satire di Pietro Buratti veneziano, corredato di note preliminari ed annotazioni scritte dallo stesso autore, Amsterdam, J. Loocke, e figlio, 1823 |
Fonte: |
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È questa l'ultima satira dell'autore con la quale dichiara d'aver sigillata la sua carriera, convinto che i costumi non migliorano sotto il flagello del ridicolo, che il povero Poeta perde l'acqua e il sapone, e che sottratto le tante volte dal pericolo prossimo di una bastonatura deve mettere il cervello a partito ora che de' suoi giorni è responsabile verso due teneri figliuoletti che gli scherzano intorno. Questa raccolta non è, per dir il vero, uno dei migliori codici morali che si prepara allo sviluppo del primogenito, nè mai a proposito si vide su questa secreta edizione ad usum Delphini. Ma si doni a qualche scintilla di amor proprio, forse non indegna di satira, il desiderio che m'ebbi di vedere tolto dall'ingombro disordinatissimo in cui giaceva il prodotto di tante ore o spese o gettate. Non sarà mai vero ch'io ne ambizioni la stampa rinunziando ai riguardi verso a tanti fatti segno dell'intemperante mio delirio; bensì dichiaro solennemente che mi fu sprone a questo genere di poesia più che la rabbia del satirico una certa innata giovialità che non può serbar le misure una volta che mi cade sotto la penna un'argomento e che la rima concorre spontanea a renderlo più piccante. Così nacque appunto l'ultimo lavoro ch'io qui trascrivo, e di cui mi bisogna premettere la storia per intelligenza di chi legge.
Milord Bijron, il primo dei poeti scriventi dell'Inghilterra fece un madrigaletto per onorar la nascita di un bambino figlio primogenito del Console Britannico. Voti di bellezza, di virtù, e di appettito conteneva la tenue, e brevissima composizione. Per la prima davasi per modello la madre, per la seconda il padre, e per il terzo il Conte Francesco Rizzo Patarol, amico intimo di Milord non che del Console. Superbo il Conte, non so come, di una tanta lode, credette bene di farla pubblica in molte lingue, dando alla luce un'edizione poliglotta, e commettendone anche all'autore una traduzione litterale nel nostro vernacolo. Ma come nella versione Italiana egli aveva accortamente fatto cangiare il vocabolo appettito in buono umore, io credetti di sostituire la parola Morbin che suona lo stesso. Eccola, non come una bella cosa, ma come preparatoria allo scherzo che segue:
De graziete el to modelo
Sia la mama, bel putelo,
I talenti del papà
In ti cressa co l'età
E per salsa, e contentin
Roba a Rizzo el so morbin.
Niente di più commendevole del Morbin innocente, giacchè abbiamo dalle sacre pagini, servite Dominum in letitia. Ma come, non senza rimorso, ingannare l'anima di un bambino lavato appena al sacro fonte della macchia originale?
Io mi sono creduto in obbligo di addottrinarlo per tempo sulle pericolose attrattive del Morbin offertogli per modello. Parlo alla culla del Pargoletto, e restringo il molto in poco avendo riguardo alla sua età. Del resto l'argomento è così fecondo che meriterebbe un poema.
I t'ingana bel putelo
I t'ingana e de che peta,
El gran mal xè ne la streta, 1
Sofri caro, sto dolor.
Guai per ti se ti somegi
A quel conte poliglota,
Bijron xè persona dota
Ma nol leze a l'omo in cuor.
El morbin del conte Rizzo
L'è un morbin averto assae,
L'è un morbin che in ste palae
Gà ai tragheti el Barcariol.
Fio del campo se xè vero
Che portava un zorno a nolo
Do gran secchi col bigolo
Un so nono Patarol. 2
Gera medico so pare
Asenon de quei de magio,
Che logando i bezzi in tagio 3
Omo rico l'è crepà.
E per ben del Poliglota
Xè spario dal mondo afato
Un fradelo mezzo mato
Che so pare gà lassà.
Dise qualche mala lengua
Che per torselo dal cesto
El mio conte à fato el resto
Col so solito morbin.
E che a forza de spaurachi
O l'è morto, o se l'è in vita
Automatico eremita
Nol ghe costa un bagatin 4
Co sti mezzi el conte despota
Xè restà del so tesoro
Per coreger col decoro
La plebea derivazion.
E con arte amalgamando
Le finezze de Parigi
L'à dà man ai so luigi
Per comprarse un fià de ton.
Ma quel ton che i bezzi acquista
No l'è fio de la natura,
L'è ton spurio, e l'impostura
Se ghe leze un mio lontan.
Quele spale da bigolo
Quela mutria, e quel contegno
Xè in contrasto co l'inzegno,
L'è un morbin da zarlatan.
Pur dei bezzi la vernise
Sconde tuto, fin la panza
E per omo d'importanza
Passa el conte in società.
Colazion de mezza sfera
No ghe stuzega el palato,
Lo vedè sempre in contato
Co la prima nobiltà.
Al cambiar d'ogni Governo
Cambia el conte de bandiera.
Fredo in cuor el ghe fa ciera
A chi xè sul candelier.
Egualmente morbinoso
Con Seras ladron perfeto, 5
O con Goes che al povereto
Xè del proprio dispensier.
Co sta boria d'aparenza
Ai Milord lù se taca,
I Milord el gà la paca
Mal o ben de scimiotar.
Ma i t'ingana, bel putelo,
Co ninandote la cuna
I te brama per fortuna
Un morbin che fà tremar.
L'è un morbin, te lo ripeto
Che missià co l'inglesismo
Gà per base un ludronismo
El più porco el più bestial.
No ghe è ebreo che ghe la impata
Nei so calcoli secreti,
L'è un morbin robà dai gheti
Che radopia el capital.
Morbinosi turcimani
Gà el mio Conte al so comando
Che và sordi stochizzando
Dove geme povertà.
Pegno in man domanda el Conte,
E co el trenta i ghe assicura
El de più per la fatura
Del mezan vien calcolà.
Ride el Conte, e co un bel zorno
Vien segnà da sto contrato
Se ghe mola al Conte mato
La direa dei so bomò. 6
D'edizion oltramontane
L'arichisse la scanzia 7
E sunando in libreria
El và i fiori de Rousseau.
Viglietini de matina
Sfioca in carta a filo d'oro
Presentai da un servo moro 8
A la bela del so cuor.
Ma la bela mal pagada 9
Del so barba se ributa
E la resta a boca suta
Costo sfarzo da signor,
De graziosi anedotini
Farte quà la litania
Bel putelo poderia
Se volesse tuto dir.
Ma l'abuso de le chiacole
Pol urtar el to cervelo,
Ti ga vogia bel putelo
Zà lo vedo, de dormir.
Dormi caro, dormi in pase
Ma del lord el terzo voto
Credi pur che no l'è un loto
Da augurarte, bel bambin.
Da quà un'ano un tomo in fogio
Te preparo sul sogeto
Perchè mai te nassa in peto
Volontà de quel morbin.
- ↑ [p. 192]Cioè nella chiusa del Madrigale.
- ↑ [p. 192]Illustri memorie della sua prosapia.
- ↑ [p. 192]Espressione nostra per indicar l'avarone.
- ↑ [p. 192]Storia verissima. Negli anni primi della mia gioventù sò d'aver conosciuto questo suo fratello pressocchè scemo, e d'aver veduto il Conte deriderlo inumanamente.
- ↑ [p. 192]Governatore di Venezia durante il blocco.
- ↑ [p. 192]Passione predominante del Conte è il passar per uomo di spirito, ma i suoi bomò equivalgono all'incirca ai frizzi di un cattivo arlecchino.
- ↑ [p. 192]Il Conte ha una scelta collezione di libri, ma non legge per ordinario che autori francesi, spoglio affatto di gusto per conoscere il buono dei Classici latini ed italiani.
- ↑ [p. 192]L'ufficio di Mercurio è esclusivamente assegnato a un suo bellissimo servo moro che vince forse il padrone in nobiltà di maniere.
- ↑ [p. 192]Così è. Tanto lusso apparente si riduce a zero se mai qualche donna lo chiama a prove di fatto.