Poesie veneziane/Presentazione

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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PRESENTAZIONE


Vi ricordate, o amabili lettrici e cortesi lettori, sullo scorcio del secolo passato, le dicerie, le promesse rosee e le nere paure, ecc. che conturbarono i sonni e le veglie tranquille di tanti poveri mortali? Ve ne ricordate? Epidemie, inondazioni, incendi, rivoluzioni e perturbamenti planetarî, diluvi, eclissi; e chi più ne ha, più ne metta: non esclusa la irreperibile cometa di Biela, di non tornata memoria.... poscia si diceva, (e che non si dice su questo «granel di sabbia, che di Terra ha il nome)? si diceva che si sarebbero abolite tante e tante cose; p. es.: il domicilio coatto, le tasse sui dazî delle farine, i cappelli sesquipedali delle signore, le monete di nikel, e ciò che più interessava la società in generale ed i lettori in particolare, le noiose, dico, seccanti e prolisse Prefazioni!

Ebbene, nulla ancora di tutto questo è stato abolito; nemmeno le Prefazioni, la cui epidemia rincrudisce sempre più e minaccia di stancare all'infinito l'intelletto e la pazienza dei benevoli lettori e delle amabili lettrici. [p. viii modifica]

Con tali ed altri simili pensieri che mi formicolavano pel capo, me ne stavo assiso su di una sedia pericolosamente zoppa nell'anticamera, (per così dire), dell'appartamento ammobigliato (sempre per dir così), situato all'ultimo piano di una casa in Calle dell'Angelo, abitato provvisoriamente da un giovane e simpatico poeta (gli artisti stanno sempre in alto, come le loro aspirazioni; forse per esser più vicini alle nubi, o per starsene più lontani dalla volgar moltitudine; perciò forse la Natura volle porre il cervello nella parte superiore del corpo, sebbene vi siano taluni che l'hanno sotto i piedi); me ne stavo, dico, pensando a tutte queste cose, ai miei sentimenti ed al mio.... appetito, mentre l'amico poeta, solitario colla sua Musa, col capo pieno di concetti e lo stomaco vuoto, stava componendo un'ode terribile ad una terribil dea.... A la Fame, quando sentii giù per le scale come uno stropiccio di cinquanta piedi che salivano, ed un affannarsi di gente che s'arrestò di botto dinanzi alla non dura e meno illustre porta sgangherata, e:

― «Punf, punf, punf!...»

― «Chi è?» domandai.

― «Amici».

Amici, pensavo fra me; amici a quest'ora? (era mezzanotte suonata alla vicina Torre dell'orologio):

― «Chi siete?» replicai.

― «Siamo, ― rispose una vocina tenera tenera come una sfogliata e dolce come un marzapane, siamo i lettori del cantore di «Fiori e Lacrime» che [p. ix modifica]veniamo a congratularci secolui del suo vecchio e nuovo parto.... letterario, col sommo desiderio di fare la sua personale conoscenza.»

― «Quanti siete?» chiesi.

― «Venticinque!» risposero venticinque voci all'unisono che formarono una stridente discordanza orchestrale di sapore veramente ghiniano.

― «Entrate pure!» dissi; «e siate i benvenuti nel tempio dell'arte che.... non dà pane».

La porta sgangherata si mosse, piegò su se stessa e precipitò come una vecchia decrepita colta da mortale accidente, sotto l'improvvisa irruzione di quei venticinque lettori di buona volontà....

I quali entrarono con quell'ansia medesima e quella foga con cui gli abbonati del Loggione del teatro La Fenice, (e chissà di quant'altri teatri d'Italia), prendono d'assalto la porta e la scalinata in una sera di rappresentazione popolare a prezzi ridotti; e si sedettero sulle panche tarlate e sulle bipedi sedie e su quant'altro poterono posare non indegnamente le parti meno rispettabili di se stessi.

E qui, se avessi la facondia e il bello stile, nonchè la prodigiosa memoria e la pieghevolezza arrendevole del dorso di qualche cronista di giornale quotidiano, vi darei i nomi, cognomi, titoli e professioni di tutti i venticinque convenuti, e vi direi che c'erano fra essi: le signore Zanze e Màlgari, bionde bellissime affascinanti come sempre; la Dele, bruna, con un zendàdo di seta nera a frange ricamate, con merletti alla blusa da [p. x modifica]25 centesimi al metro; il pittore Tiziano Sporcatele, colla sua lunga e proverbiale zazzera, che ondeggiando ai venti, muove a sardonico riso le turbe...; le contessine.... pardon! le tabacchine 'Gnese e Taresina, immancabili alle riunioni ufficiali e private, (come produttrici di privative).... ― lo scultore Michelangelo Grattasassi, eterno cacciatore di concorsi per qualche monumento, magari funerario; Bajamonte Nervosetti, critico arguto ed autorevole, famoso acchiappanuvole, colla sua signora; la Bepa, erbivendola e fruttaiuola, colle figlie dalle guancie di pesche, dalla bocca di ciliegia, e dagli occhi di mandorle; e molt'altre ancora che troppo lungo sarebbe il numerare ed alle quali chiediamo venia dell'involontaria ommissione se per la solita scusa della tirannia dello spazio, nonchè della nostra labile memoria, non possiamo tramandarle ai posteri...ori

Quando tutti si furono seduti, e il silenzio regnò sovrano su quella massa innumere, io presi la parola, e:

― «Signori, dissi, vi ringrazio infinitamente di esser qui accorsi con tanto slancio d'affetto, poichè in cotal guisa risparmiaste a me la fatica di fare una Prefazione, e a voi di leggerla, per cui in cambio di quella vi farò invece la Presentazione dell'Autore.

Veramente ciò avrebbe dovuto fare persona ben di me più degna. Gigi Sugana, p. es.: per cercare il quale visitai parecchie bottiglierie e Caffè, e finalmente trovatolo, mi fece sapere che per una indisposizione finanziaria a proposito della mistica opera del Santo, trovavasi in una prostrazione di mente e di borsa tale [p. xi modifica]che non gli sarebbe riuscita certamente come avrebbe voluto e potuto; l'onor. prof. Antonio Fradeletto, immerso nelle sue molteplici facende dell'arte e della politica, a cui sarebbe stato lusinghiero il fare, se colla buona volontà, avesse avuta anche la possibilità; ed altri ancora; per cui, uditori umanissimi, perdonerete il mio ardire, se lasciato per un istante il pennello, ho impugnata la penna per farvi questa tiritera, la quale, fra parentesi, è la prima e sarà anche l'ultima.

Il poeta, dunque, da voi tanto atteso e sospirato, è di là, nel suo domestico sacrario, ch'è ad un tempo sala da pranzo (quando c'è), e da letto; solo, colla sua Musa, una cara, dolcissima Mimì, che sta ispirandogli un'ode...»

«Barbara?» chiese una signorina bruna e simpatica, la quale deve avere una debolezza per le odi barbare.

― «Sì, ― risposi, ― molto barbara, signorina. Dunque il poeta è là; (continuai), che sta componendo un'ode alla Fame. (Fremito nell'uditorio). Un'ode, ripresi, che solleverà molto scalpore tra gli affamati; (volevo dire tra i letterati). Egli è di là a pochi passi di quì, o cortesi lettori, (venticinque), e tra poco lo vedrete in mezzo a voi, affabile, gentile, sorridente e bello, (lampi espressivi negli occhioni neri e celesti delle lettrici), il quale poi vi condurrà in questo suo giardino, ove crescono e sbocciano, come rose al sole di primavera, le sue rime veneziane, e con esse vi guiderà unitamente a la Musa de Rialto, in Gondola, ad un Idilio [p. xii modifica]Lagunar che il Tasso gli suggerì e vi collaborò...; poscia vi farà ammirare I Colombi de Sa' Marco, colle forestiere bionde, che inginocchiate ed accocolate, imbeccano quelle care e deliziose bestioline, che a sciami svolazzanti sono come gli augelli che abbelliscono la più bella Piazza del Mondo; poi vi canterà e descriverà in ariostesche ottave, come nessuno ancora descrisse e cantò, la sublime, magica e fantastica Note del Redentor; e vi farà piangere e fremere coll'evocazione dantesca dell'Ombra de Fornareto, là nel silenzioso e lugubre Rio dei Sospiri; e col Funeral; e dirà l'appassionata e sentimentale In Smara, a voi che sapete le ansie e i dolori di chi è anche momentaneamente in collera colla persona amata. E quando con versi melliflui e pietosi inneggerà alla Memoria di Giaçinto Galina e Giacomo Favreto, un poeta e un pittore dei costumi di Venezia, e della sua vita nelle molteplici sue poetiche manifestazioni; e scioglierà un cantico al gran caduto del 14 luglio, El Campaniel, che sta per risorgere, (strofe degne di stare accanto a quelle sul medesimo soggetto dettate dalla calda imaginazione dell'esimia signora Maria Pezzé Pascolato), allora certo conoscerete, o signori (venticinque), che, l'anima gentile e buona che cantò «Fiori e Lacrime» non poteva certamente cantare meglio di così anche nel bellissimo dialetto di Goldoni.

Ma ciò che vi farà più meraviglia ad un tempo e diletto, sarà allorquando vi descriverà La Tombola in Piazza, vero quadretto di genere, quadretto ammirabile, in cui nel breve ambito di quattordici versi, svolge [p. xiii modifica]una scena per sè stessa così grandiosa, e dove col dialogo spigliato e caratteristico si muovono ed agiscono tante figurine vere e parlanti. Così nell'Estrazion de' Loto, Al Domino, La Quarela, In Tribunal, Le Çenari, ecc. e in quella tanto birichina ma pur tanto bella Insogno e Cabola, una delle migliori (se non la migliore) di tutta questa pregevolissima raccolta, che se la fortuna arriderà, come c'è il merito, dovrebbe avere un esito felice. Poichè in tutte queste poesie palpita colle sue arguzie, co' suoi frizzi e le sue fisonomie tutte speciali, la vita veneziana. Dove non può il pittore, interviene il poeta con quei soggetti caratteristici trattati con una facilità di verso e di rima, semplice, limpida, di cui Fradeletto, che è quanto dire un buon intenditore, notò una invidiabile spontaneità.

Per cui questo nostro poeta si farà certamente un bel...»

                         («Ah, chi non ti vide, o Venezia,
                         Può dir morendo che visse indarno)!»

— «Eccolo, o signori; egli viene declamando gli ultimi versi di una sua ode A Venezia.»

La porta s'aperse, e sul limitare di essa apparve il giovane poeta nella cui ampia fronte splendeva ancora rutilante il raggio dell'estasi dell'arte che il Genio serba solamente ai suoi figli prediletti.

Dall'abbaino aperto trapelavano già d'in fra le travi [p. xiv modifica]i primi albori, ed un raggio d'oro del sole nascente imporporò le pallide sembianze del poeta.

Tutti gli astanti si levarono come un sol uomo, (comprese le donne), ed io, levando la mano sulle turbe ivi convenute:

— «O vate.... — sclamai, — coll'animo commosso ti presento i tuoi venticinque lettori, coll'augurio fervido e sincero, ch'è un voto del mio cuore, che essi possano crescere e moltiplicare sì, da divenire venticinquemila...»

Il poeta chinò il capo sorridendo e ringraziando; ma con un gesto espressivo di dubbio. I venticinque si curvarono anch'essi profondamente, e quando ritornarono verticali, rivolgendomi ad essi, solennemente sclamai:

— «Signori! Ho l'altissimo onore, il piacere, la gioia di presentarvi personalmente il poeta Adolfo Gerani».

(Complimenti d'ambo i lati).

Venezia, luglio 1903.

Nunzio D'Aurora.

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