Pagina:Gerani - Poesie veneziane, Venezia, Ferrari, 1903.pdf/18

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Con tali ed altri simili pensieri che mi formicolavano pel capo, me ne stavo assiso su di una sedia pericolosamente zoppa nell'anticamera, (per così dire), dell'appartamento ammobigliato (sempre per dir così), situato all'ultimo piano di una casa in Calle dell'Angelo, abitato provvisoriamente da un giovane e simpatico poeta (gli artisti stanno sempre in alto, come le loro aspirazioni; forse per esser più vicini alle nubi, o per starsene più lontani dalla volgar moltitudine; perciò forse la Natura volle porre il cervello nella parte superiore del corpo, sebbene vi siano taluni che l'hanno sotto i piedi); me ne stavo, dico, pensando a tutte queste cose, ai miei sentimenti ed al mio.... appetito, mentre l'amico poeta, solitario colla sua Musa, col capo pieno di concetti e lo stomaco vuoto, stava componendo un'ode terribile ad una terribil dea.... A la Fame, quando sentii giù per le scale come uno stropiccio di cinquanta piedi che salivano, ed un affannarsi di gente che s'arrestò di botto dinanzi alla non dura e meno illustre porta sgangherata, e:

― «Punf, punf, punf!...»

― «Chi è?» domandai.

― «Amici».

Amici, pensavo fra me; amici a quest'ora? (era mezzanotte suonata alla vicina Torre dell'orologio):

― «Chi siete?» replicai.

― «Siamo, ― rispose una vocina tenera tenera come una sfogliata e dolce come un marzapane, siamo i lettori del cantore di «Fiori e Lacrime» che

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