Poesie postume in vernacolo veneziano/Prefazione

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.

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PREFAZIONE



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Da giovine io conobbi Giuseppe Coletti in età virile, che di spesso veniva nell'amichevole società serale di casa Valmarana a' santi Apostoli di Venezia. Colà il co. Benedetto Valmarana, e sua moglie Lucrezia Mangilli, patrizio l'uno, l'altra coltissima e ricca dama di famiglia originaria del Friuli, ricevevano nelle eleganti stanzette dei mezzanini varii personaggi letterati ed artisti. C'era costante Emmanuele Cicogna, che que' coniugi ebbe a splendidi mecenati ed amici. Nel carnovale vi trovavi ospite Angelo Dalmistro, nativo di Murano, ed arciprete sui colli Asolani, poeta sermoneggiatore de' classici tempi. Un dottor Mantovani, un consiglier Contin, verseggiatori essi pure, assistevano [p. 10 modifica]alle veglie ed ai simposii. Era pur quotidiano visitatore Giovanni Veludo, allora giovane, che molto dopo fu prefetto della Biblioteca Marciana, e vive in senetute commendatore onorato e con lui il pur dotto fratello Spiridione sì caro a Pietro Giordani. Nè mancavano il N. U. Agostino Sagredo, l'ab. Giuseppe Cadorin, indagatori di memorie patrie ed artistiche. Fra i cultori delle arti amene godevi trovar Eugenio Bosa, il nestore dei caricaturisti Veneziani in questo secolo, e Giovanni Pividor, che con mirabile memoria e mano sicura, assiso in mezzo il crocchio, segnava a penna su uno scartafaccio ogni sera uno o l'altro dei moltissimi campanili di Venezia. Non potrei ricordare i forestieri, massime Francesi, inviati per commendatizia ai Valmarana: noto solo M. Alberto Guillion, che venuto a Venezia (25 Febbraio 1830) a far udire sulle scene della Fenice la Maria di Brabante rimase in Venezia ospite da prima dei conti suddetti, poscia amministratore intelligente, attivo, agronomo, infine erede della famiglia, che nel ramo di Benedetto andava pur troppo ad estinguersi.

In questo geniale ritrovo il Coletti era dei pregiati amici: uom riguardoso e modesto, che nel suo esterno non dava a divedere il brio faceto e ben educato, che mostrava nelle poesie, [p. 11 modifica]colle quali rallegrò da vero le serate e le mense. Figlio di Giovanni Maria di quelle alpi del Cadore, che ci diedero tanti svegliati e sommi ingegni, nacque a Venezia nell'anno 1794. Pochissimo potei sapere della sua vita: ebbe l'impiego di segretario della cancelleria del vicerè Ranieri d'Austria in Milano, per cui in vecchiaia godette la normale pensione. Una Teresa Mazzolà gli fu moglie, forse nipote di quel Giacomo Mazzolà, medico Padovano, che in cento sonetti nel nostro dialetto celebrò i Cavei de Nina (Padova, 1885). Non ebbe prole da essa, di qualche anno a lui premorì.

Dopo lo storico 1848 si ritirò in Padova, abitando a San Canziano n. 450 in parrocchia dei Servi. Qui egli morì d'anni 75 il 18 settembre 1869; lasciando una modica sostanza. Col testamento, fatto pochi giorni innanzi la morte offerse in legato alla Biblioteca dell'Università patavina, i propri libri coll'obbligo di trattenere quelli che più ad essa convenivano, e di rimettere gli altri alla libreria popolare di Padova. Quanto al suo archivio particolare incaricò il sig. Alberto de Polo cugino di abbruciare ogni carta, meno quelle poche relative agli affari di famiglia. Il suddetto comm. Veludo mi assicura, che innanzi di morire volle bruciare tutti i suoi scritti, fra i quali il Dizionario Veneziano del Boerio, accre[p. 12 modifica]sciuto di oltre un terzo dal Coletti stesso, Questa è la ragione, che poco assai ci rimane delle cose sue; e scarsissima è la messe da me raccolta, ma fu di molto aumentata dal sig. Giambattista Olivo, buon poeta anch'egli nel patrio sermone; il quale ebbe dai cortesi parenti del Coletti quasi tutte queste poesie ed altre ne ebbe dal Dott. Cesare Musatti e dal Comm. Jacopo Bernardi, e noi rendiamo loro le grazie dovute.

Nella prima metà del secolo nostro morirono il Gritti, il Lamberti notissimi. Destarono buon umore (e rumore anche troppo)! le satire del Buratti, che palesano le sconcezze di parte della società Veneziana, e che oggidì ad intendere ci vorrebbe un volume di aneddoti scandalosi. Luigi Martignon di Treviso, Camillo Nalin, varii altri emersero nelle festive arguzie. Ma il Coletti, più castigato e sobrio di tutti nei frizzi e nelle satiriche allusioni, con vivace immaginazione, rimane proprio oggidì ignorato, anche perchè la stampa non lo ha quasi mai fatto conoscere; ed egli da buon uomo, non se n'era punto curato. Io copiai le Ottave balzane dell'Ariosto, e la Marinela da una Miscellanea di poesie e prose, grosso volume in gran parte di mano del Veludo suddetto circa gli anni 1837-1847, il qual manoscritto singolare e prezioso Dio sa come andò perduto nello sperpero impronto fatto [p. 13 modifica]della biblioteca e del museo del co. Benedetto Valmarana, dopo la morte di lui e della Mangilli sua consorte. Io pure copiai l'elegiaca canzone El sonador de mandolin dall'autografo scritto nell'Album di Ernesta Manin, sorella di Daniele, e moglie di Girolamo Viezzoli e le strofe graziose stavano a rincontro d'un disegno a penna di Eugenio Bosa. Farebbero più effetto se si potessero leggere col suo bel tipo caratteristico a fronte. Ed anche le altre poesie Una Famegia de pitochi, El zogo de fragna, Un ragazzo ridicolo furono dettate per altrettanti disegni del Bosa. E questi disegni il Bosa con venti altri pubblicò circa il 1838: e sono spiritose caricature di popolani d'ambo i sessi, incisi all'acqua forte, con un foglietto a stampa avente le succose illustrazioni in prosa di dall'Ongaro. Ed ora mi viene il sospetto, che il Coletti avesse ideato d'illustrare anch'egli codesti disegni più diffusamente co' suoi versi saporiti; ciò che in fatto fece per assai pochi. El pesse frito, La campanela, La visita sono bellissimi quadretti de' costumi popolari. El sistema de Copernico, ed El Pastizo sono altre satire graziose, piene di sale e moralità. L'Epistola alla Mangili Valmarana descrive il suo ritorno a casa in una notte di neve in Venezia. Le Ottave balzane dell'Ariosto pungono la mania, venuta in gran fiore nel 1830-37 di possedere au[p. 14 modifica]tografi illustri: e nel tempo stesso alludono alle troppe pubblicazioni di cose antiche, come fossero tutte gemme di lingua, e di storia. Il Carrer colle sue esimie Ballate o Romanze destò il vespaio degl'imitatori di lui. Ogni anno nelle Strenne milanesi leggevi fatti truci o veri o ideali in polimetro. Il Coletti colla sua Marinela pose in spiritosa parodia i poetini di que' giorni: ed è pur bello l'amalgamare che fa le espressioni italiane colle vernacole, riuscendo uno stile maccheronico. Credo che sia stata pubblicata in un giornale di Torino. Da ultimo La Tentazion e la Fedeltà hanno quel di Catulliano e di carezzevole, ch'è l'anima del nostro dialetto, uno dei primari d'Italia.

Spero che il lettore di questi versi sarà cortese alla ridestata memoria d'un uomo onesto, d'un caro cittadino, d'un gentile e festivo poeta.

12 Agosto 1888.

Francesco Fapanni.



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