Pagina:Coletti - Poesie postume in vernacolo veneziano, Venezia, Gattinoni, 1889.pdf/16

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sciuto di oltre un terzo dal Coletti stesso, Questa è la ragione, che poco assai ci rimane delle cose sue; e scarsissima è la messe da me raccolta, ma fu di molto aumentata dal sig. Giambattista Olivo, buon poeta anch'egli nel patrio sermone; il quale ebbe dai cortesi parenti del Coletti quasi tutte queste poesie ed altre ne ebbe dal Dott. Cesare Musatti e dal Comm. Jacopo Bernardi, e noi rendiamo loro le grazie dovute.

Nella prima metà del secolo nostro morirono il Gritti, il Lamberti notissimi. Destarono buon umore (e rumore anche troppo)! le satire del Buratti, che palesano le sconcezze di parte della società Veneziana, e che oggidì ad intendere ci vorrebbe un volume di aneddoti scandalosi. Luigi Martignon di Treviso, Camillo Nalin, varii altri emersero nelle festive arguzie. Ma il Coletti, più castigato e sobrio di tutti nei frizzi e nelle satiriche allusioni, con vivace immaginazione, rimane proprio oggidì ignorato, anche perchè la stampa non lo ha quasi mai fatto conoscere; ed egli da buon uomo, non se n'era punto curato. Io copiai le Ottave balzane dell'Ariosto, e la Marinela da una Miscellanea di poesie e prose, grosso volume in gran parte di mano del Veludo suddetto circa gli anni 1837-1847, il qual manoscritto singolare e prezioso Dio sa come andò perduto nello sperpero impronto fatto