Pagina:Coletti - Poesie postume in vernacolo veneziano, Venezia, Gattinoni, 1889.pdf/14

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alle veglie ed ai simposii. Era pur quotidiano visitatore Giovanni Veludo, allora giovane, che molto dopo fu prefetto della Biblioteca Marciana, e vive in senetute commendatore onorato e con lui il pur dotto fratello Spiridione sì caro a Pietro Giordani. Nè mancavano il N. U. Agostino Sagredo, l'ab. Giuseppe Cadorin, indagatori di memorie patrie ed artistiche. Fra i cultori delle arti amene godevi trovar Eugenio Bosa, il nestore dei caricaturisti Veneziani in questo secolo, e Giovanni Pividor, che con mirabile memoria e mano sicura, assiso in mezzo il crocchio, segnava a penna su uno scartafaccio ogni sera uno o l'altro dei moltissimi campanili di Venezia. Non potrei ricordare i forestieri, massime Francesi, inviati per commendatizia ai Valmarana: noto solo M. Alberto Guillion, che venuto a Venezia (25 Febbraio 1830) a far udire sulle scene della Fenice la Maria di Brabante rimase in Venezia ospite da prima dei conti suddetti, poscia amministratore intelligente, attivo, agronomo, infine erede della famiglia, che nel ramo di Benedetto andava pur troppo ad estinguersi.

In questo geniale ritrovo il Coletti era dei pregiati amici: uom riguardoso e modesto, che nel suo esterno non dava a divedere il brio faceto e ben educato, che mostrava nelle poesie,