Varè co' seria, varè co' modesta
Edission original: |
Jacopo Vincenzo Foscarini, Canti pel popolo veneziano, Venezia, Tipografia Gaspari, 1844 |
Fonte: |
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Varè co' seria, varè co' modesta
Che xe quela donzela da mario!
Lustrissima la xe; la porta in testa
El zendà de lustrin zolà da drio
E incrosà sul davanti; co la vesta
Da signoria a marizo; e, per più brio,
Alti i tacheti assae de le scarpete;
E la ventola in man per far bao-sete.
Abbiam dato in una delle note antecedenti la descrizione del vestire d'una donzella del volgo.
Fra la plebe ed i patrizj eravi un mezzano ordine, cui appartenevano, per esempio, i cittadini benestanti, i medici, gli avvocati ec. e questi eran detti con appellativo generale, lustrissimi.
La donzella qui descritta è appunto una lustrissima: un uomo plebeo la vede passar sulla via, e mentre le guarda dietro, con quel senso d'invidia che la plebe provò in ogni tempo per chi veste migliori panni de' suoi; va facendo seco stesso la descrizione del vestito ch'ella porta dalla testa ai piedi.
El zendà de lustrin. A chi non è noto il zendado veneziano? chi nol vide mille volte sulle scene nelle commedie del Goldoni? la seta finissima di cui era tessuto si chiamava con voce del vernacolo lustrin.
Il zendado si gittava sulla testa, s'incrocicchiava sopra il seno, e si annodava dietro la schiena con un gruppo; e le due falde nel camminare svolazzavano leggiadramente. Le facce pallide, i grandi occhi neri delle veneziane spiccavano a meraviglia, incorniciati, direm quasi, da quel negro abbigliamento; e tutta la persona prendeva un'aria snella e leggera, che nessun altro vestito non sapea dare.
La vesta de signoria a marizo. Era pure una veste tessuta d'una seta lucente e finissima, a marezzo, molto in uso presso le donne veneziane.
Alti i tacheti. Le scarpe coi calcagni molto sollevati dal suolo si custodiscono adesso, come oggetto curioso, nelle raccolte degli antiquari; ma nel decim' ottavo secolo s'accostumava portarle in piedi e non a Venezia solamente, ma per molte altre parti d'Italia e di Francia.
E la ventola in man per far bao-sete. Il ventaglio, antico e sempre valido argomento della femminile civetteria; inapprezzabile ne' teatri, sui passeggi, per dissimulare i subitanei mutamenti del volto, gli sguardi, i cenni, i sorrisetti; per far all'uopo capolino (bao-sete); di quanto e quale adornamento ed efficacia non doveva esser mai, destramente usato da quelle care personcine avvolte nel simpatico zendado? il ventaglio, soggetto di brillanti poesie, di spiritosissime commedie... oh! chi potrebbe mai tutti enumerare i fasti del ventaglio? Volete conoscerli? leggete la favola del leggiadro Pignotti.