In piazza de s. Marco, sul liston
1844
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Edission original: |
Jacopo Vincenzo Foscarini, Canti pel popolo veneziano, Venezia, Tipografia Gaspari, 1844 |
Fonte: |
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In piazza de s. Marco, sul liston,
M'ò insonià tre belezze in donzelon;
Ma dopo, del campiel de s. Tomà
Insoniando una puta, m'ò svegià.
Un giovine innamorato fa un sogno, e vede tre belle donne passeggiare in sulla piazza di s. Marco, che gli feriscono la fantasia: s'arresta a contemplarle; ma in quella, gli si presenta l'immagine della sua cara, ch'è una fanciulla che sta di casa in campiel de s. Tomà: dinnanzi a quest'idea ogn'altra si dilegua; il cuore gli palpita forte, ed egli si sveglia!
In donzelon: quando i veneziani dicevano, una puta in donzelon, volevano significare una ragazza da marito, che veste con qualche diversità dalle fanciulle, che ancor non sono tali. Campiel: ognuno sa che a Venezia tutte le piazze si dicono campi e le piazzette campieli. Questa voce deriva l'etimologia dall'uso cui erano anticamente destinati siffatti campi.
Allorchè la città non aveva strade selciate, non aveva che ponti di legno, e crescevano quinci e quindi gli alberi per le vie, ogni chiesa possedeva, o dinnanzi o di dietro, una porzion di terreno, cinto di siepe o di muro, che il pievano faceva coltivare ad uso d'ortaglia pe' suoi comodi. Mano mano, civilizzandosi il popolo, rendendosi più bella la città, cessò l'uso sconvenevole di questi campi; furon spiantati gli alberi, strappate le siepi, e selciate le aiuole; ma rimase loro pur sempre l'antico nome. De' campieli parecchi furono ridotti a sagrato: ma anche il costume di seppellire in città essendosi tolto, si lastricarono come i campi, e ritennero il loro nome primitivo. Vi sono poi i così detti campazzi (benchè rari), e son piazzali fuor di mano, abbandonati, perchè di poco passaggio, ingombri di rottami, d'erbacce e peggio; meritevoli quindi del pieggiorativo che vien loro dato.