L'acqua alta ovvero le nozze in casa dell'avaro/Prefazione

Da Wikisource
EPUB   MOBI   PDF   RTF   TXT
Qualità del testo: sto testo no'l xe stà gnancora trascrito par intiero.
[p. 11 modifica]
PREFAZIONE.


Piena zeppa d'Istorielle e di fole vuote affatto di buon senso, di grazia, e di sale.


L'Ultima sera del Carnovale prossimo passato, verso le otto della notte, io mene ritornava dal Ridotto in compagnia del pentimento di avervi perduti al Faraone alcuni pochi ducati, cui un'Astrologo avevami predetto che avrei cambiati in parecchie centinaja di zecchini. Ecco per me, diceva io tra me stesso un'assai buona ragione di credere per l'avvenire un pò meno nell'Astrologia, a cui per altro conosco de' grand'Uomini che prestano una secreta ma non meno ostinata credenza.

Camminando sovra pensiero alla volta della mia abitazione, abbatteimi co' piedi in qualche cosa di mole sufficiente a gittarmi fuor di equilibrio, e a farmi dare del mostaccio a terra con una incredibile facilità. Rizzatomi, cercai tentoni donde fosse venuto l'inciampo, e mi avvenni con le mani in un grosso pacchetto coperto di carta, legato e stretto allo intorno di modo, che diedimi subito a cominciare un novo trattato di pace [p. 12 modifica]con l'Astrologia, e abbandonaimi alla nuova, ma non men della prima fallace, speranza di avere trovato di che arricchirmi, e vivere nell'opulenza i miei giorni.

Siccome io sono uno de più bravi Architetti di Castell'in aria ch'esistano, proseguendo il mio cammino, e portando meco l'involto, andava meco medesimo della mia buona sorte congratulandomi. Tre o quattro cento caratti di brillanti, tra quali uno color di rosa di novanta grani alio incirca per farmi subito, subito un'anello: tre, o quattro ripetizioni d'oro tempestate di pietre preziose: due o tre tabacchiere dello stesso metallo colle stesse decorazioni: ecco, diceva io tra me stesso, ben più che non mi ha predetto l'Astrologo, ecco di che comperarmi un Principato, di che sentirmi a dire allo intorno, servitore umilissimo e divotissimo di Vostr-Altezza. Fuori di Venezia domani: di volo a Parigi: carrozza dorata e dipinta a figurine Chinesi con la più bella vernice di Martin: due, quattro, sei mute di cavalli: un Palazzo addobbato con tutto il lusso e con tutta l'eleganza della moda: Cuoco, Camerieri, Staffieri, Svizzero, Lacchè, Abate, Buffone, e Poeta: magnifica e commoda Loggia al Teatro, abiti sfarzosi, grands soupès, petit soupès, promenades, Maitresses! E chi è egli mai codesto ricco sfondato Straniero? E' forse il Marchese di L.......? il Duca di M.....? Oibò, v'ingannate. Egli è, il [p. 13 modifica]Principe Ereditario di B..... Figlio di una Sorella del Re di P. Q. R. S. T. U.

Gionsi a casa pieno la fantasia di queste brillanti novelle, ed entrando nella mia Camera io dubitava tuttavia se avrei potuto senza compromettere il mio decoro cedere il posto all'Inviato delle Loro Alte Potenze. Preso intanto un candeliere mi chiudo nella mia stanza, e prima di levarmi la maschera con una incredibile agitazione di spirito mi metro ad esaminare il mio prezioso fardello. Ma che? Slegato ed aperto con tutta diligenza l'involto, trovo un grosso e pesante scartafaccio, unto, bisunto, e tutto pieno di sgorbj, in fronte a cui a caratteri majuscoli stava scritto.


L'ACQUA ALTA


COMMEDIA VENEZIANA


IN VERSI SCIOLTI


1767.


E' più facile trovare la quadratura del Circolo o il Lapis Philosophorum di quello che immaginarsi tutta la mia dispettosa sorpresa, tutta la mia mortificazione. Il dire che cascai dal settimo Cielo nell'abisso è una espressione delle piu deboli di tutto il Frasario Poetico per dinotare il menomo segno del mio stupido [p. 14 modifica]sbalordimento. Rientrato appena in me stesso, non tardai un momento a mandare al Diavolo l'Astrologo, la mia buon fortuna, l'Acqua Alta, e il Poeta, a cui per altro chieggo umilmente perdono di quel mio pazzo trasporto.

Io me ne stessi fitto in casa per tre o quattro giorni di seguito con un viso da spaventare una Tigre. Finalmente il Tempo, molto miglior Medico Fisico di Boherave, giunse a sedare l'interno tumulto e a rasserenarmi lo spirito. E non è mica piccolo sbalzo per un povero Galantuomo quello di essere costretto ad abbandonare le sue Maitresses i suoi petits soupès, i suoi brillanti, il suo Abate per istringersi al seno una delle più miserabili e deformi Creature, che siensi mai lasciate veder sulle Scene!

Feci sapere all'Autore di questa famosa Commedia la bella sorte che aveva io avuto di ritrovarla dopo aver corso il pericolo di fiaccarmi per sua cagione l'osso del collo: Egli mi fece rispondere, che persuaso che io sapessi a quanti usi è buona la carta, me ne faceva un presente. Questa risposta che io ho mitigata per il rispetto dovuto al Publico, mi parve, forse più che per se non era piccante: ed io e per una spezie di vendetta, e perchè metterei sotto il Torchio tutte le carte scritte che mi vengono alle mani, non eccettuate quelle che scrivo io medesimo, risolsi stamparla ed assistere all'Edizione in persona. [p. 15 modifica]

Ora siccom'egli è costume della maggior parte degli Editori di proteggere dalla Critica per quanto fanno, le Opere che presentano al Pubblico, io so che dovrei almeno procurare con ogni possibile sforzo di moderare la cattiva impressione che ha lasciata di se questa veramente cattiva Commedia. Ma poichè appunto tale la trovo io non m'ho ne il coraggio, nè il talento, che pure sono alla moda, di dire o di scrivere diversamente da quel che ne sento. Avrei per altro voluto poter fare dell' Acqua Alta una spezie di Capo d'Opera sul gusto di quello del celebre Matanasio; ma oltrecchè io manco affatto di erudizione per arricchirla di lunghi e gravi commenti, la faccenda sarebbe per avventura riescita dispendiosa e lunghetta di troppo: e se una breve Canzone ha fatto nascere un libro in ottavo, questa Commedia, che non è breve, se non per chi ha il dono felice di seppellire nel sonno la noja, sarebbesi per lo meno in tre grossi volumi in foglio cambiata.

Ma sentiamo, poichè la buona fede lo vuole, ciò che ha saputo dirne a chi ne lo richiese in difesa di questa Commedia l'Autore medesimo.

I. Ch'egli l'ha composta in meno di quindici giorni.

Ma se io chiedessi con tutto il rispetto all'Autore, chi vi ha obbligato a impiegar così male i vostri quindici giorni; il Valentuomo [p. 16 modifica]che potrebbe mai rispondermi di ragionevole?

II. Che sedotto dall'Amor proprio, alle cui seduzioni mente chiunque vantasi di non cedere, impaziente di essere applaudito o non ebbe tempo, o non curossi di leggerla prima di esporla, a tutta quella folla di Gente che si crede in diritto di giudicarne: e che questa circostanza può avere qualche influenza sull'esito di qualunque composizione.

Ma oltrecchè questa anzichè una difesa parmi un'accusa volontaria, se io mi contentassi di dire all'Autore, Amico, il vostro Amor proprio è uno de' più impertinenti Amori proprj che io mi abbia mai conosciuti: e dopo l'imperdonabile burla ch'Egli vi ha fatta, non vene fidate mai più; potrebb'Egli dolersi giustamente di me?

III. Che un'Attore a cui non andava a sangue la parte destinatagli in una delle prove a cui l'Autore non intervenne giurò che quella maladetta Commedia sarebbe andata a terra: profezia al cui adempimento colui per avventura diè mano con ogni possibile sforzo, giacchè nel momento medesimo, in cui si alzava il sipario, cominciò a farsi sentir nel Parterre un sommesso bisbiglio, e un cala cala, ch'è un segno non equivoco di fazione.

Ma perchè non cominciare due mesi prima la vostra Commedia, se pur avete talento comico e lumi sufficienti (di che con vostro buona grazia io dubito molto) renderla più [p. 17 modifica]interessante adorna più di spirito e di novità, e procurarvi quindi un partito animato dal piacere e dall'ammirazione che rendono inutili gli sforzi di qualunque Attore, a cui non va a sangue la parte, e può achetare il bisbiglio? Perchè impiegar così male i vostri quindici giorni? Io m'immagino che sarete a quest'ora convinto, ch'è meglio non far nulla che far male.

IV. Ch'è più facile dire che una tale Commedia è cattiva di quello che fare una cattiva Commedia.

In verità queste non sono difese. Pure: chi non sa fare un cattivo Sonetto perd'egli per questo il diritto di chiamar sciocchi e cattivi i Sonetti del Cavalier A..... B..... del Conte C..... D..... dell'Abate F..... G..... che sono pure riconosciuti per tali da quanti avend'occhj e senso comune hanno anche avuta l'eroica pazienza di leggerli?

V. Che anche al Goldoni è qualche volta arrivato lo stesso, e forse di peggio.

Fate voi pure cento e più Commedie delle quali venti sieno quasi interamente buone, cinquanta tollerabili, e trenta cattive, che noi sapremo condonnarvi queste in grazia di quelle: Ma che? Se daremo retta all'Autore, chi sa ch'egli non abbia pure la debolezza di pretendere che la sua Commedia non è poi tanto cattiva quanto la si vuol far credere: che i caratteri (e che novità di caratteri!) son sostenuti dal principio fino alla [p. 18 modifica]fine: che il Dialogo è naturale: che i versi sono felici: che..... Ma Egli può avvanzare molte altre verità o un'ugual numero di menzogne di simile o di maggiore importanza senza poter però cambiare il destino dell' Acqua Alta, che dalla voce pubblica fu dichiarata per una delle più scellerate Commedie che sieno mai state scritte e rappresentate, dacchè si è introdotto l'uso di scrivere e di rappresentare delle scellerate Commedie.1

Ma veniamo al fatto Istorico. Questa Commedia fu rappresentata nel Teatro di S. Luca l'anno 1767. verso la fine del Carnovale, e fu accompagnata dai sbavigli e dal russare di tutte le oneste persone di temperamento frigido e indifferenti, dalle fischiate del Popolo che come scrisse una spezie di spirito forte (che senz'avvedersene ha molta debolezza di spirito) andò al Teatro credendosi di aver a nuotare e non nuotò perchè l'acqua non era ne alta ne bassa, 2 e dagli urli di chi, tuttocchè di nascita non volgare, non isdegna di unirsi col volgo per opprimere un'Autore novello che ha la puerile [p. 19 modifica]debolezza di lusingarsi di aver ad essere incoraggito. Suo danno!

Dopo tutto questo io sento sussurrarmi all'orecchio dalla voce concorde del Pubblico questa forte objezione; perchè stampare una così cattiva Commedia? Ma se non basta per isbarazzarmene l'aver'io confessata quì sopra quella, per così dire, rabbiosa torchiomania che mi agita, aggiungerò quel che segue.

Se l'uso della stampa non fosse che unicamente destinato alla publicazione delle Opere degne di andare alla più lontana Posterità, riconosciute per tali dalla inappellabile sentenza di un Tribunale composto di Uomini imparziali pieni di fino criterio e di ottimo gusto, deputati a tale oggetto da tutte le più colte Nazioni del Mondo; la prima cosa che io mi sarei creduto in dovere di fare, allorchè mi gionse il manoscritto di questa Commedia alle mani, sarebbe stata (se lo soffra in pace l'Amor proprio dell'Autore) di gettarla sul fuoco, o farne un presente al Pescivendolo o al Salsicciajo. Ma, giacchè vuole il costume che il Torchio non dipenda dalla sovrana autorità del suddetto corpo ipotetico, che se venisse creato con un sommario potere, darebbe probabilmente il guasto a due terzi, e tre quarti di tutte le Bblioteche del Mondo, e lascierebbe morire di fame la maggior parte degli Uomini di lettere miei pari e de' Libraj: e poichè si stampano [p. 20 modifica]tuttoggiorno e le Poesie del Conte B..... e i Trattatelli del Sig. F...... e il Quaresimale del Padre G.... e la Filosofia per tutti che non ha mai servito ad alcuno e le Dissertazioni del Dottor Y.... e le Traduzioni del Sig. X... e l'Indovino Inglese che non ha mai indovinato, e i Miei Pensieri scritti senza pensare, e La Mia Istoria, che non è nè la mia ne quella degli altri, arricchita di note e contronote gelato-insipide come le ha valorosamente definite una delle più fulgide Aurore Boreali del Letterario Orizzonte: e poichè finalmente non si veggono escire alla luce che mille

Smodati salti di ebra Fantasia;


perchè non potrò io pure, fosse anche per mero capriccio, imbrattare d'inchiostro una risma di carta ch'è mia, e stampare una cattiva Commedia che, Dio mercè, non è mia?

Se l'Autore s'ha a male della burla, Egli non ha che a farne un'altra al Pubblico ed a me stesso

Quanto inattesa più tanto più bella;


quella cioè di comporre una buona e bella Commedia, e farne una magnifica edizione a sue spese, che nè il Pubblico ned io se ne averemo punto a male, ma la compreremo subito, la leggeremo con piacere, e gli diremo, bravissimo! Veh! Chi l'avrebbe creduto?

Io mi lusingo per altro che avrà Egli medesimo a sapermi un giorno buon grado della libertà che mi ho presa di pubblicare l'Acqua Alta senza sua partecipazione. L'esito [p. 21 modifica]sinistro ch'ebbe l'unica rappresentazione di questa Commedia, decisa dal gusto universale per una delle più nojose seccature del secolo XVIII. non lasciavagli certamente sperare che avessevi mai ad essere alcuno, finoachè non veniva pubblicata, che osasse farne una intera o parziale difesa ne una critica ragionevole e fondata, Temendo Egli, e non atorto, molto più di questa che lusingandosi di quella, non avrebbe certamente osato mai di stamparla, e sarebbe quindi restato il di lui nome in una eterna oblivione sepolto per trarlo da cui ha sudato indarno il Valentuomo per quindici giorni. Ma presentandola al pubblico, come io fo, che non ha egli a sperare? Possibile che tra tanti spiriti di contraddizione che studiano singolarizzarsi a spese della verità che pur sentono, non vene abbia ad essere alcuno che trovi tollerabile e forse buona almeno una scena di questa Commedia? O che fra tanti fabbricatori di Giornali, che senza il consenso del Tribunale sovra immaginato si stampano, non abbiavene ad essere alcuno che dica un po di bene per qualche riguardo all'Autore, o come par più probabile, tutto il male possibile senz'averla ne veduta a rappresentare, ne letta? E nell'un caso e nell'altro che non guadagna l'Autore? Tanto una severa Critica quanto un bell'elogio può far parlare molto di un'Opera. Che se poi non sene parlerà nè in bene nè in male, come può non men [p. 22 modifica]facilmente succedere, Egli non avrà almeno perduto nulla, e continuerà a poltrire per sempre nell'oblio tenebroso in cui da quella sera fatale fino al presente ha vissuto, o fino a che con qualche produzione novella del sonnacchioso suo spirito non metta un'altra volta il proprio nome in bocca de' suoi Patrioti, che sono giusti, umani, induglienti, e niente ignoranti, e nientissimo mormoratori: e non farebbe mal fatto ch'egli avesse la bontà di determinarvisi, tanto più che ormai non si fa proprio di che discorrere per i Caffè. Se il Signor A..... B..... C..... Che passava per il più ricco ed illibato Galantuomo dell'Europa non avesse ultimamente avuta l'attenzione di morire fallito, o se la Signora D..... E..... F..... Che passava per la più casta Verginella della Città, non avesse per fuggir l'ozio, partorito un bel figliuolino che assomiglia tutto al Signor H..... I..... sue cugino; noi saressimno morti di noja: il che non piaccia al Signore.



Note
  1. Annotazioni di un'Uomo dotto. Vedi scialaquo di ciarle! Non bastava dire che questa Commedia è senza protasi, senza epitesi, e senza peripezìa?.
  2. V. La mia Istoria p. VIII. della Lettera Dedicatoria.
Traesto fora da Wikipèdia - L'ençiclopedia łìbara e cołaboradiva in łéngua Vèneta "https://vec.wikisource.org/w/index.php?title=L%27acqua_alta_ovvero_le_nozze_in_casa_dell%27avaro/Prefazione&oldid=67285"