L'acqua alta ovvero le nozze in casa dell'avaro/A Sua Eccellenza il Conte di A. B. C. D. E. F. G.

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A Sua Eccellenza il Conte di A. B. C. D. E. F. G.
1769

 Edission original:   

Francesco GrittiL'acqua alta ovvero le nozze in casa dell'avaro, Commedia veneziana in versi sciolti, Venezia, Basaglia, 1769

 Fonte:

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A

SUA ECCELLENZA

IL CONTE DI

A. B. C. D. E. F. G.

MARCHESE DI

H. I. K. L. M. N. O.

BARONE DI

P. Q. R. S. T. U. V. X. Y. Z.

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ECCELLENTISSIMO SIGNORE




UNico rampollo di una Famiglia di nobiltà più remota del Caos, gl'individui successivi della quale, checchè ne dicano le Istorie antiche e le moderne, furono tutti Paladini, Eroi, Semidei: costretto fino da' più teneri anni a gettar l'occhio sovra le immense Possessioni, che per diritto di sangue (diritto di gran lunga superiore o almeno più fortunato de' diritti di natura del rimanente degli [p. 4 modifica]Uomini) avevano un dì a pervenirVi: corteggiato sempre, com'è di dovere e di moda, da una folla di valentuomini, volgarmente Parassiti, Buffoni, e Ruffiani denominati: assorto in un vortice di piaceri tutti metafisici, come il Giuoco, il Bordello, e la Crapola, che non Vi lasciarono un momento di ozio; chi oserà farVi, Eccellentissimo Signore, un delitto di non avere imparato l'uso e il valore delle Lettere componenti l'italiano Alfabeto, che per colmo d'imbarazzo è una parola derivata dal Grego, linguaggio antico, rancido, rugginoso, e però indegno di occupare un momento le vostre acerbe e brillanti riflessioni moderne?

Voi dunque non sapete leggere, ed io sarei 'l più temerario degli Uomini, e V'indurrei forse a rompere la [p. 5 modifica]Vostra canna di avorio col pomo tempestato di brillanti sovra le mie spalle volgari, se pretendessi che Voi, Eccellentissimo Signore, adulto, grasso, e grosso, Dio mercè, come siete, aveste a ritornare fanciullo, e compitare con il Saltero alla mano onde giungere un giorno a leggere questa cattiva Commedia, cui prendomi l'ardire di dedicarVi. Guardimi il Cielo da tale imperdonabile petulanza! Io non aspiro che alla Vostra protezione, che come ho udito dire, ha lunghe le braccia e le mani: e Voi non sareste quel grande e possente Signor che pur siete, se per concedermela fosseVi duopo di saper leggere. Indipendentemente da questo pregio volgare sonosi i Grandi creduti mai sempre in diritto di proteggere o di perseguitare gli Autori: ed in fatti, che ha mai di [p. 6 modifica]comune, per l'amor di Dio, l'avere o non avere letta un'Opera col dirne del male o del bene, collo sprezzarne l'Autore, o col dichiararsene il Mecenate? Eppure v'è questa pazza Logica al Mondo.

Vedi 'l giudizio uman come spesso erra!

Pieno dunque di rispetto per la Vostra generosa ignoranza, io mi contenterò di consegnare una dozzina di esemplari di questa Commedia, di cui credo superfluo parlarVi, rilegati con tutta quella decenza cui permettono le miserabili mie circostanze, al Signor Macrò, Vostro agilissimo Segretario (il quale poichè dice di saper leggere, potrà leggerVi, almeno per conciliarVi il sonno, questa mia umilissima Dedicatoria) perchè li ponga di mia parte a Vostri leggiadri, e [p. 7 modifica]nello stesso tempo gravissimi piedi, co' quali e ballate il Minuetto con una maestrìa senza pari, ed onorate di calci con una impareggiabile robustezza di umanità tutti coloro che hanno l'ardire du chiederVi l'elemosina con qualche infruttuosa insistenza. Senza riflettere al pericolo di spezzare una delle preziose fibbie di Topazj del Brasile che Vi brillano sugli attillati scarpini, Voi getterete forse, Eccellentissimo Signore, (io n'ho il secreto presentimento) la mia umilissima offerta con un de Vostri soliti dispettosi colpi di piede sotto il Vostro sofà di raso color di rosa rabescato a fiori d'oro e di argento, che il Cielo guardi da macchie. Ma questo che a qualche melanconico scioccherello potrebbe, per avventura, sembrare un'atto soverchiamente villano, solo che [p. 8 modifica]concedendomi il titolo, che so io, di Vostro Poeta, permettiate che io vada talora nella Vostra cucina a sfamarmi, sarà da me risguardato, vel giuro, come un segno di generosa dimestichezza, e di umanissima affabilità.

Sedotto dalla forse vana speranza di buscare un regalo, sarei venuto a presentarVi la Dedica, e la Commedia io medesimo; ma siccome io m'ho un vestito da vero Letterato moderno, cioè ricucito a più pezzi di vario colore come una spezie d'Iride, o di Arlecchino: e so che Voi, Eccellentissimo Signore, non Vi affacciate alla finestra per non bruttarVi l'occhio col vile e melanconico aspetto degli Accattatozzi cenciosi, che hanno la barba lunga, qualche insetto antropofago, e, quel ch'è peggio, l'intollerabile audacia di esser Uomini come Voi; [p. 9 modifica]mi prese timore che presentandomi allo Svizzero per farmiVi annunziare, non mi avessero i Vostri gallonati Lacchè discacciato a furia di calci del Vostro augusto Palazzo di verde antico, che il Cielo risparmj dai fulmini, e dal tremuoto.

Ma in quanta alla speranza di buscare un regalo, io non ho avuto animo di abbandonarla del tutto, ed ho pregato il Signor Macrò a soffiare sulla sopita umanità del Vostro gran cuore, e ricordarle che io sono nel numero di coloro che si dicono Letterati, cioè, che io m'ho una furiosissima fame: che la mia Dedica può se non in gloria e in onore, rendere almeno in obbrobrio e in ridicolo il nome Vostro immortale, giacchè anche in Opere più immeritevoli, tralle quali io metto questa, sebbene a Voi [p. 10 modifica]dedicata, Commedia, possno esser tratte dal caso sino alla più lontana Posterità: e che io per ultimo ho la debolezza di attenderne o in buona protezione o in denari, una ricompensa degna di Voi.

Possa Egli farlo, se non sene dimentica, con qualche profitto, cioè, possa egli render Voi per un momento dissimile da Voi medesimo: e baciandoVi con il più candido e terso de' miei pensieri, poichè non ne fareste degne le mie labra, la veste di camera trapuntata d'oro massiccio, e foderata di Tigri nonnate, passo col più profondo ossequio a soscrivermi

Di Voi, Eccellentissimo Signore


Umiliss. Devotiss. Oss. Servitore
Senza Livrèa
L'Editore.