L'Ultima sera del Carnovale prossimo passato, verso le otto della notte, io mene ritornava dal Ridotto in compagnia del pentimento di avervi perduti al Faraone alcuni pochi ducati, cui un'Astrologo avevami predetto che avrei cambiati in parecchie centinaja di zecchini. Ecco per me, diceva io tra me stesso un'assai buona ragione di credere per l'avvenire un pò meno nell'Astrologia, a cui per altro conosco de' grand'Uomini che prestano una secreta ma non meno ostinata credenza.
Camminando sovra pensiero alla volta della mia abitazione, abbatteimi co' piedi in qualche cosa di mole sufficiente a gittarmi fuor di equilibrio, e a farmi dare del mostaccio a terra con una incredibile facilità. Rizzatomi, cercai tentoni donde fosse venuto l'inciampo, e mi avvenni con le mani in un grosso pacchetto coperto di carta, legato e stretto allo intorno di modo, che diedimi subito a cominciare un novo trattato di pace