Intermezzo di Cassandro cavallier affettato e di Betta ragazza veneziana/Intermezzo I
XVIII secolo
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Edission original: |
Anonimo, Intermezzo di Cassandro cavallier affettato e di Betta ragazza veneziana, In Venezia, Negri Stampator |
Fonte: |
Indice:Intermezzo di Cassandro cavalier affettato e di Betta ragazza veneziana.pdf |
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Betta. SON ressolta maridarme.
Che no voi più star soggetta,
E si ben son poveretta
Voi trovarme un bel Mario.
Ch'el sia ricco, no me importa,
Basta ben ch'el sia perfetto,
Ch'el sia forte, e zovenetto,
E lo voggìo da par mio.
E quattro anni fenj, che sia Mare
Me disse: Betta cara
Te voggio marídar un de sti zorni,
Ma sto zorno per mi no xè vegnù
E sento che aspettar non posso più.
Sìora mare me burla.
E mi farò da senno,
Perchè se stago troppo
A sazia sto mio appetìto
Perdo la zoventù senza profitto.
Volesse el Ciel, che capitasse adesso
Un partio de mio gusto;
Son tanto invelenada
Che me vorave maridar quà in strada:
Ma vien quel canapiolo
Quel scartozzo monziù del sior Cassandro
Combattuo dall'amor, e dalla fame,
El me fa el casca morto
Ma mi co sti siorassi no voi trarme.
Onde vogglio cavarme. (vol partir
Cas. Ehi Signora Bettina (incontra Cas.
Lucidissima stella
Del veneto emisfero
Perchè fugge così? Perchè si rato
Vuol portar da me lungi il piede ingrato.
Bet. Strissimo sior Cassandro, in verità
Non l'aveva osservà.
Cas. A voce assai più grata
Del canto di Sirenna, e meno infida
Onde amor mi ferisce, e par che rida,
Bet. Questa xe so bontà (sia maledetto.
Se intendo una parola.
Cas. E quando mai
L'oro scopo gentil del suo sembiante
Vorrà render felice un cuor amnte.
Bet. Anzi lei, sior Cassandro, el me confonde
Con tante cerimonie, e complimenti.
Cas. Io dir volea.
Che se vu signoria m'ode pietosa
Vuol scoprirgli la fiamma in seno ascosa
Bet. Vorla che mi ghe diga in do parole?
Mi per far cerimonie non so nata
E non voggio con lù deventar mata.
(Vuol partire Cassandro la trattiene)
Cas. Deh si fermi un momento
Per pietà per amor della mia fede
Altrimenti cadrò morto al suo piede.
Fermate, fermate
Pupile adorate
Volgetevi a me.
Ristoro, mercè
Mercede, ristoro
Io manco, io moro
Fermatevi oimè.
Signora Bettina.
Gentil, e modesta
Se lei meco resta
Io voglio umiliato
Bacciare quel piè, Bacciare quel piè,
Bet. Sior Cassandro la sappia
Che a mi i me dixe Beta
Che ga la lengua schietta, onde ghe digo
Senz'altri complimenti,
Che mi carne non son per i so denti.
Cas. Possibile che nulla
La mia gran nobiltà possa obbligarla.
Bet. Nobiltà no se magna,
I vol esser panetti.
Cas. Ed io non sono
Ricco forse abbastanza.
Bet. De fiocchi, e de Cordelle
De polvere di Cipre.
De guanti bianchi, e maneghetti fini
Ge ne xe in abbondanza
Ma poco ghe sarà da empir la panza.
Cas. In casa mia si sguazza,
Bet. Puol esser quando piove.
Cas. Servitù non me ne manca.
Bet. E i Servitori.
Pianzerà dalla fame coi Paroni..
Cas. Abiti di par mio
Nè averò cento e tanti.
Bet. Ma sospira i Mercanti
Cas. Almen s'arrenda
Alla beltà, che quasi in proprio nido,
Nel mio volto gentil pose cupido.
Bet. Per questo mi ghe digo
Che de beltà no ghe ne penso un figo
Za un uomo è sempre bello
Quando nol hà difetti naturali.
El basta al genio mio
Ch'el sappia far la parte d'un Mario.
Cas. Dunque......
Bet. Sior sì, mi voggio un Barcariol,
Che sia forte robusto,
E che voga de gusto,
Che staga saldo in poppe, e non se stracca
Ch'abbìa la voga egual, che mai s'infiacca
Bet. Son nata bassa
No voggio alzarme.
Cas. Lei non conosce
La sua fortuna.
Bet. Voi maridarme
Con chi voi mi.
Cas. Vuol far così.
Bet. Voi far così.
Cas. Un giorno forse
Si pentirà.
Bet. Nò in verità.
Cas. Ah mia Signora.
Lo vedrà un dì.
Bet. Voggio così.