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mi prese timore che presentandomi allo Svizzero per farmiVi annunziare, non mi avessero i Vostri gallonati Lacchè discacciato a furia di calci del Vostro augusto Palazzo di verde antico, che il Cielo risparmj dai fulmini, e dal tremuoto.
Ma in quanta alla speranza di buscare un regalo, io non ho avuto animo di abbandonarla del tutto, ed ho pregato il Signor Macrò a soffiare sulla sopita umanità del Vostro gran cuore, e ricordarle che io sono nel numero di coloro che si dicono Letterati, cioè, che io m'ho una furiosissima fame: che la mia Dedica può se non in gloria e in onore, rendere almeno in obbrobrio e in ridicolo il nome Vostro immortale, giacchè anche in Opere più immeritevoli, tralle quali io metto questa, sebbene a Voi de-