Poeti antichi del dialetto veneziano/Volume 2/Notizie di Maffeo Veniero
1817
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Edission original: |
Poeti antichi del dialetto veneziano, Volume II: Poesie di Maffeo Veniero arcivescovo di Corfù e di altri, a cura de Bartolommeo Gamba, Venezia, al negozio di libri all'Apollo, dalla Tipografia di Alvisopoli, 1817 |
Fonte: |
Edission e fonte ▼ |
INTORNO ALLA VITA ED ALLE OPERE
DI
MAFFEO VENIERO
ARCIVESCOVO DI CORFÙ
Maffeo Veniero patrizio Veneziano nacque nel dì 6 giugno 1550 da Lorenzo Veniero e da Maria Michieli, e fu nipote di Domenico Veniero, uno de' famigerati poeti dei cinquecento. Appena uscito di educazione in luogo di dedicarsi alle cure del patrio Governo intraprese frequenti viaggi, e visse qua e colà nelle Corti de' Principi, e specialmente in Roma nel Pontificato di Sisto V, ed in Toscana favoreggiato molto dal Gran Duca Francesco. Essendo ancora in età giovanile ottenne per i singolari suoi meriti l'Arcivescovado di Corfù, e a maggiori gradi sarebbe salito se avesse potuto godere di lunga vita. Non sappiamo se sia mai stato ad amministrare la sua Chiesa, ma ci resta una Lettera scrittagli per congratulazione da Giambattista Leoni suo amico,1 da cui apparisce, che la dignità ecclesiastica poco dovea essere confacente al suo umore: Non mi posso intieramente accomodare (gli scriveva il Leoni) nel vedervi con questo obbligo tanto repugnante alla natura e alla libertà del vostro vivacissimo ingegno. La dignità è bella, desiderabile, l'avete avuta con condizioni onorevolissime, e ne vengono in conseguenza, per quello che s'è conosciuto, ne' patroni mille argomenti di sperante nobilissime; tuttavia io, che pur so tutto quello che è Corte, e quello che si voglia dire Arcivescovato, e che conosco il sig. Maffio vorrei piuttosto vedervi Luogotenente del primo nobile, e ogni altra cosa maggiore, che sentirvi contra al vostro genio volger Catechismi, pensar a cura d'anime, a ministeri de' Sacramenti, a visite a Diocesi, a Prediche, e ad altre così fatte obbligazioni necessarie all'offizio e carico vostro. Una pittura poi del suo ingegno l'abbiamo in altro brano di Lettera da Giuliano Goselini indirizzata al suo Zio Domenico:2 Il sig. Maffeo venne a vedermi per moltiplicarmi i favori. Trovailo di presenza, di creanza e di maniere amabilissimo oltramodo; di poesia poi e di erudizione, sebbene in me non n'è tanta che possa, in altrui giudicarla, tale, che era più atto ad insegnarmi, che punto bisognoso di alcun mio ricordo. Mi fece grazia, quel poco tempo che stemmo insieme, di recitarmi i suoi Sonetti Toscani, oltre a qualch'uno nella propria favella, tutti figurati e maravigliosi; ond'io mi credo mostrar giudizio dicendo, che lo pongo infin da ora nel numero di quei pochi che meglio hanno scritto. Durò per poco tempo al Veniero quest'onorifico posto assegnatogli dal Goselini poichè, viaggiando egli da Roma a Firenze, venne per istrada fatalmente colto dalla morte nell'età freschissima di anni trentasei; e ciò seguì nel 1586 per le notizie trattesi da un Necrologio manoscritto che serbasi nella Marciana.
Tra i Componimenti lasciati da questo Scrittore è famigerata una sua Tragedia l'Idalba, che l'Ammirato lodò moltissimo ne' suoi Discorsi. Alquante sue Poesie Toscane furono raccolte e pubblicate dal Seraissi in Bergamo,3 ed anteriormente il Zeno, nel ricordare alcune belle Canzoni da Maffeo pubblicate, non avea ommesso di spiegare il suo desiderio, che una mano amorevole raccogliesse e rendesse pubbliche le Poesie che nella lingua Italiana, e nella natia Veneziana avea scritte. Era toccato in sorte al Zeno di poter avere sott'occhio de' testi a penna copiosi di componimenti nel dialetto nostro, de' quali è ora ignoto il destino, ma noi abbiamo dovuto contentarci di trarre le Poesie vernacole contenute in questo Volume da una rarissima edizione fatta in Vicenza nell'anno 1617;4 edizione tanto scorretta che non senza molta fatica s'è potuto in qualche caso indovinare la vera lezione. La Canzone la Strazzosa è una delle più leggiadre Poesie ch'abbia il nostro dialetto, ed i Sonetti, i Capitoli, le Ottave che compongono il nostro piccolo Canzoniere sono sparsi di originali bellezze. La castigatezza non è per vero dire sempre sostenuta allo scrupolo, e fa duopo ricorrere all'editore Inzegneri, il quale per difendere possibilmente il Venier raccomanda nella sua Prefazione, che se ghe fusse qualche parola che no avesse cussì bon saor, e che fusse contra le creanze, o che zenerasse fastidio in la Fede, che i se contenta de creder, che queste xe cosse fate da boni Cristiani obedienti al Santo Papa, ma che qualche volta se dise de le bagatele no tropo salde per acomodarse a la rima. Dopo tutto ciò occorre però difendere il nostro Autore dall'accusa datagli da varj Oltramontani d'esser egli stato autore di un nefando Capitolo intitolato la Zaffeta. Basti il dire che questo vide la luce nell'anno 1531, molto prima che Maffeo venisse al mondo. Venne poi ristampato, dì là da' monti nell'anno 1651. Il Ridolfi ci lasciò la notizia5 che Jacopo Tintoretto avea fatto il ritratto del nostro Monsignore Arcivescovo di Corfù, e che questo ritratto era posseduto da Niccolò Crasso.
- Note
- ↑ Lettere Familiari. Ven. Gio. Battista Ciotti, 1592 in 4.to. pag. 2. La Lettera porta la data 3 maggio 1583.
- ↑ Sta in fronte alle Poesie dei Venieri, ediz. di Bergamo, Lancelloto, 1751 in 8.vo.
- ↑ Rime di Domenico Veniero, con altre di Maffeo e di Luigi Nipoti dell'Autore. Bergamo, per il Lancellotti, 1751 in 8.vo.
- ↑ Il titolo del libro è così: Versi alla Venetiana ec. Opera di Anzolo Inzegneri et d'altri bellissimi spiriti. In Vicenza per Angelo Salvadori, 1617 in 12.mo. Nella Biblioteca dell'Haym sta registrata un'edizione fatta In Venezia, per il Bastiano, 1616 in 12.mo.
- ↑ Delle Maraviglie dell'Arte ec. Tom. II. pag. 47