Pina. (simpatica bruna diciottenne, sporge il capo dall'uscio di sinistra, poi si avanza pian piano sulla scena, prende dalla scansia una vecchia scarpa e la lancia, con grazia, verso il deschetto. Si nasconde quindi rapidamente nell'andito buio)
Piero. (trasalendo e alzando il capo) Oh! chi xe?
Pina. (dall'interno) Cu-cù...
Piero. (riconoscendo la voce, sorride, ripone la scarpetta, si alza e, in punta di piedi, risale la scena andandosi ad appiattare in prossimità dell'andito)
Pina. (rimettendo fuori la testa) Cu-cuu...
Piero. (avanzando lesto ed afferrandola per un braccio) E mi te go cucà!
Pina. (divincolandosi) No... no... Mòlime Piero...
Piero. Che te mola? Oh si! Prima, cara, bisosogna che ti me domandi scusa.....
Pina. (facendo l'ingenua) De cossa?
Piero. De la scarpa che ti me ga butà sule gambe.
Pina. Te gogio fato mal?
Piero. (esagerando comicamente) Altro che! Varda mo': me xe restà perfin el segno.... (Sporge la gamba e, mentre Pina si curva ad osservare, le dà un pizzicotto un po' più in giù della spalla)