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Pagina:Saggio del dialetto vicentino.djvu/30

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lago d'Iseo. Nel Testamento Proto abbiamo il suo diminutivo Piardella.

Piazza. Aver della piazza è proprietà d'uomo accorto, e pigliasi in buon senso. Vale conoscere il cuore umano. Manca al Boerio.

Piè. Gambo per lo più di sverza o di lattuca, ma dicesi d'ogni erba.

Pieto. Dicesi l'insieme delle poppe delle bestie.

Pigno. Musco che copre il prato poco umido, ed impedisce ad altra erba di spuntarvi.

Piffero. Ad imitazione dei Veneti aveano anche i Vicentini questo servo del Comune, suonatore dello strumento da cui prese il nome. Questi dovea con tre compagni comparire nelle publiche processioni vestito di una toga pezzata cogli stemmi della Nobiltà Vicentina, e suonare dinanzi al Corpo dei Deputati ad utilia. Dal buono stato in cui viveva questo ufficiale, abbondante di mancie e di ozj, vuolsi che a Vicenza sia venuto il proverbio: Star da piffero; Mangiar, bere, dormire da piffero. — Gli eruditi non consentono questa etimología a tale espressione, perchè il proverbio corre anche in quelle città in cui Pifferi non sono. Essi dicono che gli antichi diceano star da dapiffero, cioè come quell'ufficiale addetto alle case dei Grandi, il cui incarico era di proveder loro la mensa, e che appunto per questo provedea prima sè stesso. Ciò nullaostante l'espressione è da registrarsi come Vicentina, per l'intenzione che hanno i Vicentini nel pronunziarla, imperciocchè le parole valgono quello che vuole significare chi le dice.

Pila. Nome di una località Vicentina. Molti nomi dell'Etruria Centrale si trovano ripetuti nell' Etruria Padana. Questo fra gli altri è l'Uno. — Pila era città Etrusca. — Pila è pure il nome di un cumulo di pietre lungo dodici piedi, largo sette, alto tre.

Pissaroto. Spinello. Il Paroco di Recoaro diceva, parlando a' suoi popolaui il linguaggio che intendono, un giorno in chiesa, che stessero buoni e diveti, altrimenti Domine Iddio inaridirebbe quel Pissaroto che loro apportava infiniti denari sul luogo.

Piti. Pulcini. Il Boerio non lo registra, benchè noti Pita per Dindia. Viceversa questa ultima voce a Vicenza non corre.

Pitona. Atto sconcio, che si fa ponendo una mano a metà dell'altro braccio, e dimenandolo, come fa della sua coda la bestia che i Veneziani chiamano Pitona, e noi Paetta.

Pizzegoto. Il becchino.

Pò far mi. Non è registrato dal Boerio. Quel non è contrazione di potere, nè di poi, ma bensì di popolo, che, al dire di Festo, si trova persino nei Carmi Saliarj. — , nome dell'Università di Padova. Havvi chi la dice corruzione di , sincope di Popolo a Padova, che così nominava in antico il luogo de' suoi comizj. — Far per Essere (vedi Fir). Quì dice: el popolo son mi. È il non plus ultra della prepotenza. L'è vegnù col pò far mi. Luigi XIV. non disse nulla di nuovo quando disse: La France c'est moi.

Pola. Spillo d'aqua. In questo senso manca al Boerio.

Polinare. Così chiamano i contadini S. Apollinare; e perchè il nome consuona, il dì della sua festa, ch'è in Luglio, nettano il pollajo dai pidocchi-pollini.

Polio. Netto; ma peto polio dicesi ad uno di nettezza affettata.

Pontalto. Nome di luogo presso Vicenza, notabile solo per l'antichità sua, che fa prova della pronuncia Italiana all'anno 990, perchè si trova in una scrittura di quest'anno, ch' era nel monastero dei santi Felice e Fortunato.

Pontara. Via saliente.

Posta. Un mio de posta, un millio corto. Voce satirica.

Preda. Come i Milanesi oggi dicono, dicevasi a Vicenza nel 1534 per Pietra.

Predicare. Quell'atto che fanno i filugelli col capo e mezzo il corpo levato, quando dopo essere maturi vanno a tentone cercando appoggio alla loro bava.

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