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Pagina:Saggio del dialetto vicentino.djvu/29

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Vicenza il publico tubatore. Questo nome è restato invece del proprio a molte famiglie che hanno esercitato un tale ufficio. Questa parola venne da Milano nel breve spazio della dominazione Viscontea. In quella città eravi una famiglia Panigarola, alla quale i Duchi aveano concesso il diritto di registrare tutti gli Editti e Decreti, ed il loro ufficio dicevasi dei Panigaroli.

Pao. Pollo d'India, detto anche Dindio. Dura a Vicenza la tradizione, che quest'uccello vi fosse portato da Galvan, servitore del celebre Antonio Pigafetta attore, e storico del primo Viaggio intorno al mondo. Nulla mi è dato di aggiungere in prova di questa novella, che in quel celebre libro non ha impresso orma alcuna. Mi ricordo aver veduto a Venezia una farmacía Galvani coll'impresa di quest'uccello.

Paetta. La femina del Pao.

Parar via. Guarire, cioè cacciare il morbo.

Parcagna. Mascella.

Parmenire. Smaltire. Dicesi in senso traslato: te la farò parmenir; cioè me la pagherai. Non lo trovo in altri Dizionarj.

Passipaga. Voce forense, intesa prima della caduta della Republica Veneta. I Nobili rurali.

Patata del Bacchiglione. — È forse l'Eliotropium tuberosum, detto Topinambur. Dicesi Patata da pochi anni in poi, mentre prima diceasi Tartufola, benchè non simigli nè a questo, nè a quel pomo di terra (vedi Marzari, Piante spontanee, che la traduce Dyospirus Lotus). Anche questa si dice venuta a Vicenza col cel. viaggiatore Pigafetta, ed io la registro per non perdere occasione che giovi a ricordare quella gloria nostra.

Pedana. Orlo o cima dei panni-lani e di altri tessuti.

Pedemonte. Nome che si dà a tutta quella regione a' piè dell'Alpi attorno Piovene.

Pele. Andar a tor la pele dicesi tra i villici alla visita che fa la madre di una sposa otto giorni dopo che fu congiunta. Qual tradizione o quale superstizione sotto questa espressione si nasconda, mi è ignoto.

Pendola. Cuneo.

Pensionatico o Pissinadego. Nome dell'antichissimo diritto che hanno gli uomini dei Sette-Comuni di pascolare i nostri prati. Muratori lo deriva dal latino Pensio, pensione. Forse l'ager scriptuarius dei Romani. Nei codici antichi è per lo più scritto Pisenadego, e così pare che venga da Bissen naghen, che in Tedesco significa pascolare i prati (vedi Prospetto dei Privilegi dei Sette-Comuni).

Peperise. Sorta d'uva, forse così detta da Pipernum, d'onde venne.

Perdon. Voce antica per Santuario, ove si trova remissione delle peccata. Il Testamento Proto ordina che sieno visitati tutti i perdon de Roma.

Peron. Uccello del Vicentino, nominato da Fazio degli Uberti nel Dittamondo; ma gli Ornitologhi non più riconoscono qual ch'egli si sia (vedi Biblioteca Italiana, n.° XVI. pag. 284). Questa voce rimane ad una località di Torre bel vicino.

Petizza. Moneta Veneta ad uso di Dalmazia, che non si trova in Boerio. Il nostro volgo diede lo stesso nome ad uno spezzato di tallero coll'effigie ora dell'Imperatore Leopoldo I., ora di Giuseppe I. Ausburpurgici, anch'esso fuori di corso.

Pezzon. Graticcio dai cavalieri. In questo senso manca al Boerio.

Piagno. Termine dei falegnami. La tavola dell'abete, segata fuori dell'albero, quella che costituisce il centro della pianta, o l'è vicino.

Piarda. — Secondo il Boerio, è un termine che distingue un tal qual filone delle aque del Po. A Vicenza per essa intendesi una sponda di fiume coltivata, od anche un ritaglio fra le muraglie della città e la circonvallazione. — Osserva G. Rosa, che ΠIAPOΣ in greco significa fertilità, e la spiega in questo senso sul

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