Salta al contegnùo

Pagina:Raccolta di poesie in dialetto veneziano 1845.djvu/517

Da Wikisource
Sta pagina la xe stà trascrita, ma la gà ancora da vegner rileta.

si pubblicassero que' lavori, ai quali da qualche tempo attendeva, e vogliam dire spezialmente alcune odi di Orazio, ed alcune satire di Giovenale.

È scrittore diligente nel dialetto veneziano, e le cose di lui, che si hanno alle stampe, chiaramente il dimostrano. Tale si appalesa il suo amore a questo dialetto, che nelle fatte pubblicazioni volle sempre accentata ogni parola, onde forse non si cadesse mai in equivoco di pronunzia, avvertenza questa non però usata da alcuno degli scrittori passati e presenti.

Molte satire del P. Cacia ci sono venute alle mani, dice il chiar. Gamba, come non meno altre di Gio. Francesco Businello, del prete Giambattista Grotto, di un Mocenigo, di un Badoer, e di altri scrittori della metà del XVII, e del principio del XVIII secolo. Quantunque non manchino di buone immagini, di sali, e di acute riflessioni, nulladimeno non istanno a martello co' componimenti de' più colti e più moderni nostri scrittori. La sola satira dell'Ipocrisia, scritta da un uomo, di cui non si conosce altro che il nome, parve che possa esser letta volentieri, come la sola, che imbrattata non sia di molte sozzure.

La raccolta da cui furono tolte le presente rime è intitolata: Rime Piacevoli di diversi Autori, raccolte da Mess. Modesto Pino, et intitolate, la Caravana. In Venexia, appresso Sigismondo Bordogna, 1573 in 8.° edizione poi replicatasi, ivi appresso Altobello Salicato, 1580 in 12.°, ed inoltre in Trevigi, appresso Angelo Reghettini, 1612 in 12.° Tutte queste edizioni sono oggidì divenute assai rare, e contengono componimenti innocui e gentili, ed altri non pochi imbrattati di oscenità. Resta ignoto l'autore, e quantunque dal frontispizio del libro apparisca che più d'uno v'abbia avuto parte, ciò non ostante si crede che le varie poesie appartengano ad un ingegno unico e solo; eccezione fatta al Primo canto dell'Orlando Furioso nuovamente trasmutao, ch'ivi si legge; lavoro di tenue importanza.

Uno dei due fratelli sacerdoti, che fondarono il benefico stabilimento delle scuole della Carità, e che ora si occupano alla riedificazione della chiesa di s. Agnese. Il ditirambo la Zucca fu sempre letto con piacere, e non dovrebbe essere la sola composizione vernacola di questo autore.

Un sonetto solo, ma grazioso, di questo illustre scrittore della grandiosa opera delle Inscrizioni Veneziane, abbiamo potato inserire nella presente raccolta, quello stesso dal Gamba nella sua collezione inserito. Forse la eccessiva modestia dell'autore non ha mai permesso di più.

Traesto fora da Wikipèdia - L'ençiclopedia łìbara e cołaboradiva in łéngua Vèneta "https://vec.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:Raccolta_di_poesie_in_dialetto_veneziano_1845.djvu/517&oldid=66449"