Pagina:Raccolta di poesie in dialetto veneziano 1845.djvu/516

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nir ammesso al maggior Consiglio egli indossò le vesti del sacerdozio, al cui stato forse non avea la miglior propensione. Educato alle lettere, e sortito avendo dalla natura un vivacissimo ingegno, si adoprò, e riuscì a migliorare i mezzi di sussistenza con uffizi affidatigli dal Governo, spendendo poi le ore di ozio tra le muse, che gli prestavano spontanee i sali, e le grazie, del patrio dialetto. Ogni novelluzza narrata a un caffè, che di buon grado egli frequentava, ogni avvenimento cittadinesco, aizzavano il suo prurito alla satira, e ne fan prova parecchie centinaia di madrigali stizzosi da esso indirizzati al suo caro amico Francesco Liarca segretario del Senato, i quali si conservano, con altre sue poesie, nella doviziosissima collezione di patrie lautezze fatta dall'egregio patrizio sig. Teodoro Correr. È famoso in Venezia un dramma del nostro Barbaro, intitolato Anna Erizzo in Costantinopoli, scritto nel dialetto veneto con rarissima leggiadria, ma che non dovrà mai pubblicarsi, campeggiandovi troppo per contro la satira e l'indecenza. Lo stesso dire si può di altri suoi componimenti, fra quali a fatica si sono scelti dal Gamba que' pochi inseriti in questo volume. Erano all'autore familiari le mordaci risposte, ed i frizzi, ma sfuggitigli appena di bocca ne sentiva egli stesso vivissimo dispiacere; e parendogli d'essere per questa causa venuto in ira a' suoi concittadini non si fidava di camminare solitario durante la notte, e teneasi sempre a lato un fido e ben armato domestico, per lo che non di rado gli avvenne d'essere arrestato e maltrattato dalla sbirraglia. Sul finire della sua mortale carriera egli diventò sordo talmente da non poter introdurre all'orecchio il suono della voce che per un tubo. Gracile e trascurato nei metodi di un buon regime non visse che anni 53, e mancò in patria nel dì 23 marzo 1779.

Bartolammeo Bocchini, fu scrittore bolognese, e fiorì verso il 1650. Si ricordano di lui i componimenti poetici coi seguenti titoli: Miscuglio delle rime Zannesche; La corona macaronica; La piva dissonante, la sola composizione dettata in lingua italiana; ed il Trionfo di Scapino; da cui fu tolta la canzonetta inserita a pag. 61.

Paolo Briti era comunemente chiamato il Cieco da Venezia. Molte sue canzoni popolari si trovano separatamente impresse, nè poche son quelle che si conservano nella Marciana, pubblicate dal 1620 al 1625. Fu fatto prigione verso il 1621, non si sa per quale sua inimicizia, ma venne poi liberato. Così scrisse il Gamba di questo poeta nella sua Serie degli scritti in dialetto veneziano.

Pietro Buratti, nato a Venezia di famiglia bolognese, morì nel 20 ottobre 1832 in un suo poderetto a Mogliano, sulla strada, che conduce da Mestre a Treviso. Lo sfogo malinconico per la morte del suo primogenito fu impresso nel giornale di Milano, l'Eco Num. 85, Luglio 1830. Sarebbe onorevole pel dialetto veneziano, che tutti fossero raccolti i di lui scritti, e facendone rara scelta

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