(161) Il dott. Mantovani, amico di comune conoscenza nativo di Udine.
(162) L'autore aveva sospesa in campagna la sua traduzione di alcune odi di Orazio.
(163) La Malanotti contralto, la Manfredini soprano.
(164) La Corally si vestiva ad uno specchio simulato, ed un'altra dietro il velo, che figurava lo specchio, ripeteva gli stessi movimenti mantenendo così la illusione.
(165) Spiridion Castelli, che in tale occasione si distinse con una bellissima ode.
(166) Nome pindarico dello stesso Castelli.
(167) Il n. u. Vittore Benzon.
(168) Giuseppe Ancillo, chimico farmacista, e buon poeta vernacolo*
(169) Giuseppe Bombardini, nome alle muse carissimo, che descrisse mirabilmente l'incendio del ponte di Bassano sua patria.
(170) Il cav. Mengaldo seguace ad un tempo di Marte e di Apollo.
(171) L'avvocato Astori, che amicissimo del Marconi, bravo ed onesto legale, si rivolse col maggiore entusiasmo al poeta domandando una composizione.
(172) L'autore allude ai molti suoi crediti.
(173) Honestae voluptati sacrum è la inscrizione, che stava al di fuori, e che l’Autore assicura che combinava col de drento.
(174) Situazione comica difficilissima sostenuta dalla Fenzi colla maggior bravura nel celebre terzetto della farsa intitolata, il matrimonio per concorso.
(175) Carlo Zanoli allora pagatore della regia marina.
(176) Viene rimarcata questa circostanza come una vera disgrazia per la sposa, che era brava filarmonica.
(177) È da sapersi, che la sposa era stata prima nel convento delle cappuccine con ferma intenziozione di consacrarsi a Dio, ma esile di natura non potè resistere al rigore di quella vita.
(178) Il signor Sebastiano Gaggio avo della sposa.
(179) Il poeta, avendo sempre in vista il religioso contegno del signor Sebastiano Gaggio avo della terza nipote che festeggia in questo brindisi in occasione delle sue nozze col sig. Amadeo
Mori di Rovigo, fa precedere questo passo di un(180) Antonio Gaggio, padre della sposa.
(181) Prima delle nipoti maritata in Buttacalice di Belluno.
(182) Quella maritata nell'avvocato Gaspari, come dal brindisi precedente.
(183) Nome della sposa.
(184) Quarta nipote dell'autore.
(185) Un paroco bolognese, che fu personalmente conosciuto dall'autore, aveva convertita la propria cantina in biblioteca di santi padri, e quindi ogni carattello portava all'esterno il nome di taluno di questi, e così vedevansi le opere di san Basilio convertite in un bariletto di cipro, e quelle di sant'Agostino in un altro di madera, o di malaga.
(186) Casino sotto le procuratie vecchie della dama accennata.
(187) Apostrofe alia contessa Mangilli conosciuta dal poeta quando era sposa.
(188) Imene, secondo alcuni, figlio di Apollo e di Calliope, e secondo altri di Urania.
(189) Jacopo Mantovani, che fra gli aridi misteri di Astrea sa coltivare le muse con buon successo, onde distinguesi per la vigoria delle sue canzoni pindariche.
(190) Nota l'Autore «de vardar sta composizion come una prova. El vernacolo spogio del puntelo bernesco, o del satirico, dificilmente se tira su col solo agiuto de la poesia per la grandissima rason, che l'altezza de le idee fa i pugni co l'umiltà del linguagio. Non ostante penetrà come gera dalla perdita del mio primogenito de nome Petronio, vitima d'una malatia de le più longhe e crudeli, ho volesto provarme de sfogar el mio dolor in do picoli canti, l'uno rivolto a la Providenza, l'altro al putelo. El primo dovaria esser filosofico, el secondo patetico. Adesso che savè tutto giudichè soto sta vista.»
(191) L'isola di san Cristoforo, unita a quella di s. Michele, forma il cimitero comunale.
(192) L'autore scrisse dalla campagna, in un luogo sul Terraglio, abbellito da una semplice pergola, onde invidia quì un giardino inglese con boschetto, capanna rustica ec., di proprietà d'un illustre suo vicino.