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Pagina:Delli componimenti diversi di Carlo Goldoni 1.djvu/153

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7Cecco. Per ischerzo lo dite. I Veneziani
     So, che non son nè baccelli, nè stolti;
     Intendon bene noi altri Toscani,
     Quando parliam nella gorgia disciolti.
     A Roma in tempi non molto lontani
     Ne ho conosciuti, e praticati molti,
     Quand'i' serviva Cocchier principale
     Sua Eminenza Querini Cardinale.

8Titta. Vu avè servio quel Cardinal famoso
     Onor de sto Paese, onor de Roma?
Cecco. I' l'ho condotto, l'Uom vertudioso
     Per quelle vie, dove tutt'or si noma.
     E anch'io divenni fra i Cocchier famoso,
     Dacchè di Rosso si coprìo la chioma.
     Tra lor dicendo li Trasteverini:
     Guarda il Cocchier del Cardinal Quirini.

          9Quanto perduto ha mai la Chiesa, il Mondo,
     Nella perdita sua! Tit. Certo xe vero.
Cecco. Intesi a dir, che non verrà il secondo
     D'animo, come il suo, grande e sincero.
Titta. Qua fermeve un tantin, qua ve respondo,
     Che no solo un egual, ma veder spero
     Chi lo passa in virtù, grandezza, e zelo,
     Se longa vita me concede el Cielo.

          10Perchè se a Roma ghe xe stà la mostra,
     Qua la Pasta ghe xe, che lo pol far.
     Adessadesso per fortuna vostra
     Vederè do Novizzi a desmontar,
     Che xe do stelle de Venezia nostra,
     Che l'Omo grando ne pol far sperar;
     Perchè anca adesso (a quel, che fa la Piazza) 1
     Dei grand'Omeni in casa i gh'ha la razza.

11Cecco. Intesi a dire, che di sua Eminenza
     Era d'onori il Parentado carco,
     Ch'eravi l'oro in casa, e la prudenza
     Per sostenere ogni onorato incarco.
Titta. Cosse grande, fradelo. Sto Zellenza
     Procurator Zuane de San Marco
     Gh'ha una tal mente, un tal saver profondo
     Da regolar co la so testa el Mondo.

  1. Per quello, che si dice.
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