Salta al contegnùo

Pagina:Canti pel popolo veneziano.djvu/21

Da Wikisource
Sta pagina la xe stà trascrita, ma la gà ancora da vegner rileta.

d'un bambino, ed udirla esprimersi con sentimenti così soavi ad un tempo e generosi!

Quanto poi alla efficacia del dialetto per esprimere al vivo lo spirito ed il valore dei pensieri, credo aver dimostrato con questa breve analisi non poter essere maggiore. Alla gentilezza dell'idea risponde fedelmente la gentilezza della parola, alla forza la forza, e sentesi nel tutto risuonare un'armonia che le orecchie ed il cuore solletica e lusinga.


II


Mio nono ha sempre fatto el peater,
E mio pare faceva el barcarol;
Mi so stao mozzo, e dopo mariner;
Ma vogio che mio fio sia squararol;
Cussì un puoco a la volta la mia razza
Vegnirà in tera, a far figura in piazza.


Peater: questo vocabolo esige cognizione di Venezia, e della molteplice famiglia di barche che solcano li ondosi suoi chiassi. La così detta peata, ossia piatta può annoverarsi, nella lunga trafila delle barche che si conducono per via di remi, la prima per grandezza di forme, ma la più sgradevole all'occhio, e la più ignobile per l'uso a cui

Traesto fora da Wikipèdia - L'ençiclopedia łìbara e cołaboradiva in łéngua Vèneta "https://vec.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:Canti_pel_popolo_veneziano.djvu/21&oldid=61884"