creata dall'Austria, che sfocava contro i cittadini di Trieste la sua rabbia feroce, alcuni poeti trovarono modo di scrivere alla macchia versi patriottici. Alcune strofe, dettate dalla concitata emozione del momento, sgorgarono in forma letteraria italiana, con ritmo ed accento mercantiniano, dalla facile penna di Maria Gianni, carcerata dall'Austria nel castello di Lubiana, e poi internata.
Ma quel periodo, quegli stati d'animo, quelle sofferenze fecero d'altra parte vibrare poche cetre dialettali, forse perchè il dialetto triestino, mentre ottimamente si presta alla beffa mordace, male si piega all'espressione del dolore sdegnoso che prorompe da un'anima sanguinante, sentimento questo che va quasi sempre congiunto, anche involontariamente, ad una certa elevatezza di linguaggio letterario.
Nondimeno, di alcuni versi vernacoli si compiacquero, in quel periodo di tempo, le gentili fantasie della stessa Maria Gianni, di Gilda Amoroso, di Carlo de Dolcetti, di Giuseppe Stolfa....
Detto ciò, qualche noticina ancora ci sia concessa sulla parlata triestina.