Pagina:Sonetti fatti adesso da nevo da un de Sottoriva.djvu/8

Da Wikisource
Sta pagina la xe stà trascrita e rileta.

                    Fin che mia vita stà
In honor sò vei doperar la penna,
101Se ben de poesia g'ho poca vena.
                    L'ha una fazza serena,
Chiara e lusenta, col pi bel modello,
104Che la luso del Sol no l'ha si bello.
                    El filo d'un cortello
N'è si settilo, com'è la so sga,
107L'ha po cavei che i paro oro tirà.
                    Du occhi hoime che tra
Frizze e bolzoni al cher de chi la mira
110(Al me gh'in sa che dì e notto el sospira)
                    Guardei, quando la i zira;
Se sì che cons'è amor, dirì, tel credo,
113Che i pi bei occhi al mondo no se vedo,
                    E a quel viso ghe cedo
Ogn'altro de bellezza, e de spiandoro,
116Senza belletto, e netto com'è l'oro.
                    Crediu che'l Dio d'amoro
Me tenda, hoime, quel naso, e quella bocca
119Con quella lengua che tocca la brocca:
                    Mo la nevo, che fiocca
N'è po si bianca com'è quei dentini,
122Che i par perle d'oriento infra i rubini:
                    Rosette dalmaschini
Par le so galte, e i lavri de coralo,
125Tutte conse impastè dal naturalo,
                    Guardè ch'el specialo
Dal Rè, dal pomo d'oro, o altri pari
128Tocca mai un quattrin de ì so dinari.
                    Le scattole e i pitari
Da i belletti, per lè giharao la muffa:
131Che a vedro quei pacchiughi la se stuffa.

Traesto fora da Wikipèdia - L'ençiclopedia łìbara e cołaboradiva in łéngua Vèneta "https://vec.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:Sonetti_fatti_adesso_da_nevo_da_un_de_Sottoriva.djvu/8&oldid=65300"