che ormai amano accagionare della sua precedente irrequietudine l'indole sospirosa e piagnucolosa di Adele.
Così Marcello, che ha affrettato la fine della sua dolente compagna, prova ora il bisogno di tutelarne e onorarne la memoria. Egli farà ciò che lei intensamente bramava; egli ritornerà all'arte; e dopo tanto tempo da che aveva abbandonato la stecca, la riprende. Chiuso nello studio, lavora di lena attorno alla statua per la quale aveva posato la sua Adele, attorno all'Angelo che ne ritraeva, idealizzata, la dolce e mesta figura 1. Ma gli manca il denaro per condurre a compimento l'opera. Lo chiederà a prestito ad Enrico.
Emma dovrebbe essere felice della calma e dell'affettuosità del marito; ma non le sfugge la sua vaga tristezza, ma intuisce che quella tempra così impetuosa non può essersi repentinamente mutata per virtù del suo amore. Qualche altra influenza deve segretamente operare su di lui. Le balena il sospetto non sia forse causa di quella tristezza il timore ch'ella serbi memoria troppo viva del suo Stefano. Come farà a rassicurarlo? Come potrà difendersi dalla temuta gelosia? Emma viene a sapere da Andrea il bisogno che stringe Marcello e l'intenzione ch'egli ha di rivolgersi ad Enrico. La sua decisione è subito presa. Ella venderà ciò che le era infinitamente caro, un dono nuziale di Stefano, quegli orecchini la cui sola vista aveva altre volte suscitato in Marcello un acre mal-
- ↑ Cfr. Atto I, scene II e VI — Atto II, scena III.