Pagina:Poesie di Francesco Gritti in dialetto veneziano.djvu/31

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palese coi tipi, se non avesse condotto a compimento un Dizionario, in cui gl'idiotismi del nostro dialetto fossero opportunamente illustrati; e n'avea ben donde, giacchè alcuni sono così lontani dalle maniere della lingua dell'Arno, e degli altri parlari d'Italia, che niuno il quale non sia Veneziano, può cogliere daddovero nel segno. Ma simile lavoro non è che un desiderio; ei non esiste, e ci converrà supplire in qualche guisa al silenzio dell'Autore, limitandoci a que' vocaboli che più sembrano stranieri alla intelligenza di que' leggitori, che non nacquero, o non vissero lungamente fra queste maremme; lo che seguirà a guisa di annotazione quantunque volte crederemo necessario di farlo. L'impresa non riescirà tanto lunga, o tanto penosa quanto potrebbe credere alcuno, giacchè la lingua del Gritti, per riguardo alla radice delle voci, ha molta affinità coll'italiana, ossia non è che il dialetto dei colti Veneziani, i quali, abbandonate da molto tempo le prische forme rozze e popolari, parlano in guisa da essere intesi in gran parte dall'Allobrogo, dal Lombardo, dal Ligure, e da quanti vivono sotto il bellissimo cielo d'Italia.

Quanto poi alle forme della pronuncia, adottate dall'Autore negli apologhi della Fenice

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