voleva esser libero, quanto amava di vivere a proprio talento il Venosino, il quale stava alla campagna quando Mecenate ed Augusto si querelavano del suo assentamento, e restituivasi a Roma quando niuno chiedeagli conto de' fatti suoi. Oltre l'Acqua alta, avea egli mostrato, che venendogli il buon destro di allacciarsi la giornea di creatore, in luogo di stringere amistà coi piagnistei della tragica, avrebbe data sempre la preferenza a qualche tema di indole affatto diversa. Di simil genere fu il romanzo pubblicato nell'anno 1767 coi tipi del Bassaglia, il quale aveva per titolo: La mia storia, ovvero Memorie del Sig. Tommasino scritte da lui medesimo: Opera narcotica del Dottor Pifpuf, edizione probabilmente ultima. Dal frontispizio è facile argomentare il subbìetto e la trattazione; e se in molti casi si avverò il motto di Fedro: Frons prima decipit multos, in questo non ebbe luogo.
È però curioso, che un uomo di aspetto grave, taciturno, pensoso, più amico della solitudine che del conversare, avesse sortita un'anima tanto lieta e scherzevole. Quelli che lo conobbero un po' da vicino, che frequentavano i crocchi ov'egli parcamente solea comparire, trovavano il suo fisico e le sue forme socievoli in perfettissima antitesi coi temi della sua musa. Più