«Una caserma de turchi i ga fato
d’una cieseta de Udine; i g’à,
dove la messa diseva el curato,
piantà la stala dei servi de Allàh!
«In tutte quante le ciese furlane
— roba che spasemo solo a contarla! —,
I gà robà fin le care campane;
cussì le ciese no canta e no parla,
«cussì le ciese ridotte in sto stato
nassa un putelo, o pur mora un cristian,
lassa, chi nasse, vegnir come un gato,
lassa, chi more, andar via come un can!
«In Franza, el zorno de Vènare Santo
i g'à tirà su ’na ciesa inocente
da cento mia! Che prodesse! che vanto
copar la zente che no ve fa gnente,
«copar la zente che prega lì chieta,
coi oci bassi, Madonna, cussì!
Oh! se pregar xe un delitto, ostregheta!
'na volta l’altra i me tira anca a mi!
Madona Santa, pensando a sti doni
fati a le ciese più pace no go!
E sti assassini i se dise cristiani!
Cristiani lori? In malorsega, no».
La Madonnina che sta su l’altare
tra tante rose, vestita di blù,
china la fronte e due lacrime amare
cadon sui ricci del binvbo Gesù.
E il vecchio Papa dal cuore suo puro
questa preghiera ai soldati mandò:
«Salvè l'Italia, putei, tignì duro!
Viva l’Italia!» ― Ed in ciel ritornò.
Fra i poeti dialettali veronesi non ha da mancare il veronese Renato Simoni.
Questa «Madonnina blu» scritta dapprima per il periodico di guerra «La tradotta» diventò fra i soldati popolarissima; fu declamata in pubblici ritrovi ed anche nei teatri; fu musicata dallo stesso Maestro che musicò l'Inno del Piave, e di quest’ultimo è degna compagna; ricordo caro ai combattenti, ed ormai documento di Storia.
Che Renato Simom abbia voluto servirsi più del dialetto veneziano o veneto in genere (lui veronese) ben si intende per la maggior divulgazione; ma ciò non toglie che non debba avere i primi onori in questa «Antologia Vernacola», la quale pur ha fiducia d'uscire — nel sentimento educativo della patria — dai confini del territorio Veronese.
Tutti ricordano gli scritti pieni di garbo che Renato Simoni ebbe sempre a scrivere su Pio X, papa Sarto, di cui volle mettere in evidenza la dolcezza, la bontà, la carità patria, la santità della vita. E di Lui si ricordò anche quando egli, lo scrittore, si trovava al fronte soldato della III° armata. E, giacchè siamo sui ricordi, è bene dire che il nostro Simoni, partito da Verona nel 1899, anche lontano mai dimenticò la terra nativa, perchè non vi fu solennità cittadina a cui egli non prendesse parte; nè sarebbe fuor di proposito (ora che ricorre il suo 25° anno della vita giornalistica milanese) raccogliere tutte le belle cose ch’egli scrisse in Verona e per Verona. Basterebbe ricordare il magnifico discorso da lui pronunciato al Teatro Filarmonico il 18-XII-921 in onore e nel nome del concittadini A. Dall'Oca e Berto Barbarani poeti del pennello e della parola nostrana.