Pagina:Il dialetto e la lingua - Antologia vernacola.djvu/6

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Vi sono modi di dire perfettamente uguali nel dialetto e nella lingua; onde gli alunni — dietro la guida del Maestro — vedono ed imparano che la fraseologìa popolare italiana (specie nella regione Veneta) si avvicina a quella che è della lingua nostra anche quando non s’aspetterebbe. Noi diremmo di più, in quanto al contenuto, che cioè la letteratura vernacola, a chi la intende e la sente, è la più profonda sintesi dell’anima e della sapienza di un popolo; e ne è anche forse la espressione più sincera.

Il dialetto o vernacolo è la voce più naturale delle varie popolazioni, che costituiscono la grande Patria comune.

Ora è bene adoperarsi a rendere intelligibili a tutti queste voci del popolo, soavi e dolci e delicate o frementi, a seconda dell'anima di lui; ma ciascuna per l’una o per l’altra ragione piena di poesia come di pratica naturale sapienza.

I dialetti sono voce italiana quanto la lingua nazionale e pur sono immortali quanto la stessa lingua e giovano allo studio dell'intera Nazione, la quale (come la nostra) possiede prose e poesìe d’una potenza magnifica consacrata in opere d’arte che gareggiano con quelle pensate e scritte, per dirla con l’Alfieri, nell’idioma gentil sonante e puro. A provar ciò bastano i nomi del Goldoni, di Carlo Porta, di Gioacchino Belli, di Giovanni Meli, del Brofferio, di Antonio Lamberti, di Giacinto Gallina ed altri moltissimi che fiorirono e fioriscano nelle varie regioni.

Benedetta l’arte vernacola! e lode a coloro che sanno coltivarla con amore intelligente e dignità di fine; lode a coloro i quali usano l’ingegno a vivificare la vita nuova della Patria coi limpidi ruscelli, zampillanti dall'anima e dalla fantasia popolare! Non avete voi notato una meravigliosa rifioritura del vernacolo in questi ultimi tempi? 11 teatro dialettale è oramai seguito ed applaudito dall’un capo all’altro d’Italia; nè è solamente l’arte di un Benini o di un Musco che gli dà valore. I canti del popolo vanno da un confine all’altro, provando come l’esistenza dei dialetti (ed in Italia più che altrove) sia una necessità storica, ma ad un tempo una gloria, una tradizione che niun fato cancella o toglie nella profonda e vivida coscienza nazionale. Avviciniamoci dunque a questi poeti del popolo, a queste anime sincere che cantano — non per la glorìola di letterati, — ma per impulso del cuore e per desiderio della verità umana. Leggerli e conoscerli; interpretarli per le generazioni crescenti; sentirli e farli sentire, è un avvicinarsi alle più pure fonti della vita, è un riaprire l'animo dei giovinetti alla sorridente letizia; è un cogliere, approfondendola, la speranza nel lavoro, nell'amore del prossimo; è trasfondere negli spiriti sani una gioia perenne e inesauribile.

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Certamente è da curarsi molto la scelta delle prose e poesie dialettali che debbono essere le migliori (o quelle che, a giudizio del Maestro, sembrano migliori) e più adatte a formare un Libro di lettura pratico, utile, dilettevole; così esso libro deve essere graduato, cioè dalle cose più semplici e facili a quelle mano mano più ardue.

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