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Pagina:Il dialetto e la lingua - Antologia vernacola.djvu/42

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LA SBARETADA
(Con Dio no se minciona)


Uno el gh’avea un dipendente che ogni volta ch’el passava davanti a qualche Ciesa, a qualche capitél 1, el se tocava apena la baréta, e invese quando l'incontrava el so paron, el ghe fasea tanto de scapelada. Un giorno questo el ghe dimanda:

— Ma parcossa co mi gh’è-tu, tanto rispeto, e par el Signor te tòchito apena la bareta?

— Eh, sior, ghe dise sto omo, con Dio no se minciona 2.

  1. Cappelletta di devozione.
  2. La novella è in versi, con altre uguali venete espressioni, in un bel sonetto di P. L. Grassi:

                        Un barcajuol di sopraffin giudizio
                   Salutò un Crocefisso alla scapitata.
                   Nè fece a lui la riverenza usata
                   Dando di poca devozione indizio.
                        Incontrandosi poi con un Patrizio,
                   Gli fece una profonda sberettata
                   Da verbal complimento accompagnata
                   Con gran caricatura ed artifizio.
                        — Come, — gli disse il Cavaliere, — a Dio
                   Sì poco ossequio e a me tal riverenza?
                   Più Signore di Lui, forse, son io?
                        Rispose il barcajuol: — La me perdona:
                   Za la sa ben anco Vostra Zelenza
                   Che con Domenedio no se cojona.

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