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PIAZZA ERBE 1


               Sol che te indóra par parér più bona:
                    Fruti. Ombreloni. Verde là a distesa....
                    Se de pitor g’avesse la pretesa,
                    El me penél te ciamaria parona.

               Tuto un boresso2. El Rengo3 che ne sona.
                    Gente che gira. Done che fa spesa....
                    Che canson, che più fresca no s’è intesa,
                    Vien da ti, o tesoro de Verona!

               E la Tor te vol far da sentinela.
                    E te ciacola in mezo la Fontana4;
                    No, de ti, no la gh’è piassa più bela!

               Ti te ridi, e ridendo le inamori;
                    Ti te canti, e el to canto ne risana,
                    Tra ’na festa de sol e de colori!

Gianni Monicelli

  1. Questa piazza irregolare e pittoresca, detta Delle Erbe perchè è mercato di verdura, era l'antico Foro di Verona romana. A destra, limitata dal vecchio Palazzo del Comune, dalla Domus Nova, o palazzo dei giudici, congiunto dall'Arco della Costa e dalla Casa Mazzanti ha per isfondo il Palazzo Maffei. Nel mezzo stanno la Colonna di San Marco, il Capitello, a torto chiamato Berlina, l'Antenna del Comune, poi la Colonna Antica in capo alla piazza.
  2. Boresso: brio; métarse in boréso, mettersi in brio, in allegria chiassosa.
  3. Rengo: la grossa campana del Rengo (dell’arringo) in su la Torre de' Lamberti, ove sta l'orologio. La frase popolare Se pol sonár el rengo è usata per dire: cosa fuori del comune, maliziosamente, per cosa straordinaria.
  4. È la fontana di mezzo, su cui s’innalza la famosa antica statua di Madonna Verona.
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