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Pagina:Il dialetto e la lingua - Antologia vernacola.djvu/116

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Saggio di proverbi della Provincia di Verona1


                    La rana, ch’è usa al paltan,
                    Se no la ghe va ancò, la ghe va doman.

Ci g’à manco rason, siga de più. (In italiano equivale alla sentenza: La calma è dei forti; cioè: Chi più grida, ha men ragione).

Un baso non fa buso, ovv.: un baso no lassa segno. (Ricorda l'arioso dell'opera di G. Verdi nel Falstaff; Bocca baciata non perde fortuna, - Ma si rinnova come fa la luna).

                    Volío che ve lo diga? ve lo digo
                    Ci casca in povertà perde l’amigo.
                    Volío che ve le canta? ve lo canto
                    Ci casca in povertà perde l’incanto.

                    Sta mejo un rato - 'n boca a 'n gato
                    Che ’n galantomo - ’n man de ’n avocato.

Quando che se sta ben, no bisogna farse rómpare i ossi par star mejo. (Cfr.: Chi sta bene, non si muova).

Trista quela man che la sia bona par ’n mestier solo (Cfr. Impara l’arte e mettila da parte).

È più façile che se infarina quel che va 'rente al saco, che no quel che sta lontan. (Cfr.: Chi va al mulino s’infarina).

  1. Per chi volesse una maggiore, amplissima, raccolta di proverbi, rimando al volume di A. Balladoro: Folk-lore Veronese (Verona, Stab. Tipolit. Franchini 1896). Buon numero di proverbi troviamo nella Raccolta di proverbi veneti (Treviso, 1882) del prof. Cristoforo Pasqualigo, raccolta venutagli dal Dott. Attilio Riva, dall’Avv. Scipione Ettore Righi e da G. B. Aldegheri tutti veronesi. Per le nozze Ermalio-Tommasi Mons. G. B. Giuliari pubblicò un Saggio di proverbi, facezie, popolari veronesi (Verona, Tip. Merlo 1889). Vittorio Dal Nero tenne il 6 giugno 1884 alla nostra Accademia una lettura di 30 Proverbi ornitologici veronesi, illustrandeli con dottrina e diligenza. Può essere utile vedere infine quanto compilò Antonio Cesari: «Per ogni lettera dell’alfabeto alcune voci del dialetto Veronese e di fronte il Toscano». Sono circa 800 voci inserite nel «Tornagusto degli eruditi» degli anni 1818, 1819, 1820, 1821. Nel 1908 il Pasquali, ripubblicando (Verona, Cabianca 1908) proverbi veneti, affermava che «il proverbio nasce dal fatto e perciò è vero. La sapienza del popolo (quando segue le leggi della natura) è una sapienza positiva per eccellenza. I proverbi sono fatti da gente di matura esperienza, significando le attitudini, gli usi, i bisogni d'una data regione.
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