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Pagina:I sogni.djvu/92

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7.°

E semo finalmente
drento un castel antico,1
co l'édara e i sarpenti
4da i ocieti de brasa...2

Questo quà l'è el palasso
del re Teodorico:
Alboin e Rosmunda
8g'à spadronado in casa,

e una note, de festa
j-à trinca in te 'na testa!

  1. El castel. — Sul colle di San Pietro (dalla chiesa omonima, la prima della città, secondo Panvinio, ed ora distrutta) i romani avevano innalzato la loro arx con templi, campidoglio, teatro.
    In seguito l'imperatore Teodorico vi erigeva il suo palazzo con archi e loggie, acquedotti e terme.
    Alboino, primo re dei Longobardi v'ebbe pure residenza regnandovi con Rosemunda sua moglie.
    Quivi Pipino, secondo una leggenda aveva piantato la sua sedia di pietra e Berengario vi faceva accecare Lodovico III, che s'era rifugiato nella chiesa di San Pietro, ed a sua volta veniva assassinato più tardi dallo sculdascio Flamberto.
    Nel correr dei secoli la regia residenza subì rovine e modificazioni. — Nuove mura e nuove torri furono edificate dai Visconti (1300) e dalla Veneta Repubblica. — Gran parte delle rovine del castello di S. Pietro furono abbattute dagli austriaci per costruirvi l'attuale ed antiestetica caserma, che pesa sulla gentilezza e sulla romanità sottostante; ma ancora molte rovine restano dietro, ed ai lati di detta caserma, come le mura di Can Grande ecc.
    La chiesa di S. Pietro, insieme ad un vicino fortilizio fu distrutta dopo il trattato di Luneville (1801).
    Su questi ruderi e dati i meravigliosi precedenti storici, può legittimamente spaziare qualunque onesta fantasia.
  2. brasa: bragia
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