mossero concordi alla conquista di Costantinopoli sotto il supremo comando del celebre doge Enrico Dandolo.
La lettera è un ragguaglio delle imprese sostenute durante il tragitto.
La resa di Zara, ed il conquisto di Costantinopoli operati dall'armata de' crociati condotti da Enrico Dandolo, sono tra i fasti più luminosi della veneziana politica e del valore guerriero.
Ammirabile fu l'accortezza del quasi centennario doge per indurre i collegati francesi ad interrompere il loro marittimo viaggio, e servire agl'interessi della repubblica veneziana, prestando mano a sottomettere la città di Zara che s'era di fresco ribellata: infatti, era riunito all'armata di Venezia il fiore della cavalleria francese, ed i più illustri fra' principi e fra' baroni; pur tutti cessero all'irremovibile volontà del Dandolo, il quale, signore di tutte le navi, minacciava altrimenti di voltar le prore per contraria parte: di più, i francesi che avevano noleggiato colla repubblica quel tragitto, si trovavano tuttavia debitori di grosse somme di danaro, ed erano da tale rispetto tenuti in freno.
Invano la sedia apostolica fulminò il Dandolo di scomuniche per distoglierlo dall'assedio di Zara; egli stette saldo, e la città ribelle fu sottomessa.
Caldo di quel trionfo, l'esercito veleggiò a Costantinopoli, che in capo a non lungo tempo vide sventolare sovra i suoi conquistati bastioni lo stendardo della croce.