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Pagina:Amor materno nel dialetto veneziano.djvu/37

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Ma stalo quieto gnanca un momento sto bisatèlo?1
quiètite sa buratelo2
son qua, son qua mi, pevarin3
ma xelo gnanca un flagelo?
xelo gnanca una ziràndola?
anca si, baronato, che te le puzo4 ciò, rebègolo de fio
oh Madona, che demonio! - che arzento vivo!
che galiòto!
che moscon!
oh che buleghin de fio! - che saltarin! - che solfarin!5
che tormento!
che intrigabisi!
che calvàrio!
che lambìco!
che piaga!
ma che giandussa de fio! ma che giandusson!6

  1. Già si sa bene, i bambini non stanno fermi mai. Eccone qua uno in braccio alla mamma, il quale si contorce da tutte le parti, e lei non ne può più, e lo chiama amorevolmente il suo bisatelo, ossia la sua piccola anguilla, pesce che ricorda ne' suoi serpentini movimenti l'angue, da cui il nome.
  2. Anguilletta sottilissima.
  3. Pevare ossia pepe che si fa sentire.
  4. E che sì, bricconcello, ch'io ti picchio.
  5. Che zolfanello!
  6. Giandussa equivale a peste, e certamente in causa di que' tumori glandulari o buboni che accompagnano il tremendo malore, e che il volgo come dice il Muratori nel suo libro: Del governo della peste chiama appunto ghiandusse. «Se no se mor dal càncaro se mor da la gianduzza» dice il proverbio. E giandusse vennero dette le due pestilenze avvenute in Venezia nel 1348 e nel 136o, a quanto ne affermano il Boerio nel suo Dizionario del dialetto Veneziano e il Mutinelli nel suo Lessico Veneto: ma vi accenna anche per tempi posteriori il Marin Sanuto. Ecco infatti cosa scrive nei suoi Diarii (T. XLVIII carte 399 tergo) che si conservano nella nostra Marciana, e che testualmente riporto:
    «27 Sett. 1528
    Adì 27, domenega se intese la terra di peste eri (ieri) 14. tra li qual par che Ser Antonio Valier di Ser beneto al qual morite (morì) in una sua casa sua sorela mojer di Ser Marco Diedo da peste za più di 40 zorni et za... zorni era sta liberato; et io l'ho visto a Rialto par eri (ieri) zonzesse qui suo padre Ser beneto Valier venuto conte di Sebenico et arrivato, esso sor Antonio, mandò a tuor in la ditta sua casa olim amorbata ma netada alcune robe per le qual li vene tre gianduse, unde el zovene prosperoso di anni... visto questo, deliberò andar al lazareto a farsi medicar da quel Nicolò Griego che ne varisce (guarisce) asai, et cussì lui instesso questa mattina montò in la barcha del lazareto et andò.»
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