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La regata di Venezia/Cenni sulla commedia

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CENNI SULLA COMMEDIA INTITOLATA LA REGATA DI VENEZIA
1825

 Edission original:   

Alessandro ZanchiLa regata di Venezia, Commedia in cinque atti in dialetto veneziano, Venezia, tipografia Molinari, 1825

 Fonte:

Indice:La regata di Venezia.djvu

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CENNI
SULLA COMMEDIA INTITOLATA

LA REGATA DI VENEZIA.

La Regata di Venezia pareggia le antiche giostre: pompeggia in essa una gara onorata; il fanatismo non v'ha luogo.

Li giostratori s'assicurano di vincere col mezzo delle lor forze, della loro maestria. Fiduciano sulla protezione di Dio, su quella de' Santi suoi. A questi Esseri beati innalzan preci, voti offeriscono, prometton memorie: le loro famiglie in egual modo vi prendono interesse: vi si tratta di onore, di più felice sussistenza.

Queste famiglie formano una classe distinta quasi: presso di esse si custodiscono, si venerano li ritratti de' vincitori lor padri, lor avi; questi incoraggiano e figli, e nipoti.

Su queste basi fu data alla luce con le stampe la Novella, Il Trionfo de' Gondolieri, ed essa somministrò argomento a Commedia, che son ora scorsi sei lustri e più si vide declamata con fortunato incontro in Venezia sulle Scene del Teatro di Sant'Angelo dalla Comica Compagnia Pellandi.

Dopo tanto tempo l'Impresario Comico Morelli volea far rivivere tale Commedia. Invano si fece ricerca di quell'Originale e s'ignorava persino chi ne fosse stato l'Autore; si volea per altro, che certo Giotti Fiorentino ne avesse avuto il merito.

A compiacere il Morelli si diede il Veneziano Alessandro Zanchi all'impresa di scrivere su detto argomento una nuova Commedia. Vive avea egli ancora le immagini della prima, il Trionfo de' Gondolieri gli è caduto sott'occhio; vi riuscì, e siccome l'eroismo si trova anche in persone del volgo, lungi ogni immagine di scurrilità, dipinse, su basi di sana morale, quali li Giostratori, e colla pittura del fatto, quale la Giostra. [p. iv modifica]

Di quest'opera fec'egli dono alla Compagnia Marchioni, che la diede al Pubblico Veneziano sulle scene del Teatro Vendramin nel Carnovale 1822, decorata oltre ogni credere, ed ebbe 18 applauditissime repliche.

Col mezzo de' Giornali venne ciò a cognizione del Giotti, e questo con sua lettera, alla giovine Marchioni diretta, credendo che fosse risorta la sua Commedia, protestò obbligazione, e si diceva risoluto di darla alle stampe.

L'opera del Zanchi, in due atti però circoscritta, fu declamata col mezzo della Compagnia Goldoni sul Teatro della Fenice nel Dicembre di detto anno, onorata della presenza del Sovrano di questi Stati, dell'Augusta di lui Consorte, dell'Imperatore delle Russie, di S. M. il Re di Napoli, ed altri Sovrani ancora.

Tale scelta fu merito delle cognizioni del Nob. Sig. Co. Camillo Gritti, che l'antepose a quella prima, il cui originale nelle sue mani esisteva.

Fu questo il momento, in cui si venne a conoscere, che di questo originale non n'era autore il Giotti, ma bensì il ben noto Comico Veneziano Angelo Valsecchi. Come possa essersi il Giotti vantato l'Autore, non si ambisce di conoscerlo.

Il ricordato Morelli poi, il quale conoscea che l'opera del Zanchi era stata esclusivamente donata alla Compagnia Marchioni, ricorse all'anima generosa del Nob. Sig. Gritti, da cui ebbe l'originale del Valsecchi, e potè rendersi possessore del Scenario usato nel Teatro della Fenice, e rappresentò la Commedia in Venezia, non senza fortunato incontro, sebbene alcune scurrilità non riuscissero grate all'orecchio dello Spettatore, che venne anche a conoscere, che alcuno dei tratti contenuti nell'opera del Zanchi era stato arbitrariamente intruso.

Il Fatto di questa Commedia è patrio, dipinge quale la Giostra, li Giostratori quali, e può servire di documento alla storia. Tali riflessi m'indussero a ricercare il Zanchi di permettermi la stampa dell'opera sua; egli me lo concesse, la stampai, al Pubblico l'assoggetto, e possa, se il Giotti l'altra stampasse, decidersi quale sia la più meritevole di approvazione.

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