Chi le conta xe qua/A chi legge

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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A CHI LEGGE


Non hanno certo i miei pochi versi lo scopo di arricchire di altra opera le molte e preziose collezioni di poesie dialettali, scritte da chi seppe dedicarvi amoroso e indefesso studio: il mio lavoro, disadorno e modesto, non ne ha, neppur lontanamente, la pretesa. Nè ho voluto, scrivendo, atteggiarmi a poeta, chè i poeti — inspirati troppo sovente da meste concezioni — trasportano noi pure a non desiderate melanconie.

Oggi, in cui le evoluzioni dei tempi e delle costumanze tendono ad alterare immeritamente la forma e le parole del caratteristico dialetto veneziano, a corrompere la sua origine con frasi e motti italianizzati in modo ridicolo, o volgarizzarlo con neologismi purtroppo osceni, mi è sembrato non inopportuno di attenermi, scrivendo. all'integrale mio dialetto, nella speranza che molti fra i miei concittadini, ― dotati di brio e coltura poetica ben più di quello ch'io non lo sia ― vogliano seguire con certo maggior esito il tentativo da me fatto onde adoperare e divulgare le singolari espressioni ed arguzie e — più che tutto — la forma semplicissima che caratterizza l'idioma di Venezia. [p. 4 modifica]

È stato inoltre mio proponimento quello di illustrare soggetti e motivi geniali, certo di far cosa gradita al lettore, avendogli così — sia pure per breve tempo ― distolta la mente dalle tristezze che la nostra vita tormentano.

Se l'ottimo fine che mi sono proposto non avessi raggiunto, se nello scrivere fossi incorso in prolissità non volute o caduto in argomenti non piacevoli, chiedo fin d'ora venia al cortese lettore che spero farà buon viso al modesto mio libro, onorandolo almeno del suo compatimento,

CARLO RUMOR

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