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Pagina:Selvatico - Commedie e Poesie Veneziane, Milano, Treves, 1910.pdf/35

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la così detta verità, la così detta giustizia, non sono troppo spesso che le risultanti approssimative del conflitto di due esagerazioni o di due ingiustizie. E quando, nel maggio del 1900, dopo le battaglie tenaci dell’ostruzionismo, furono bandite le elezioni generali, non accettò più, risolutamente, la candidatura.

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Egli rivolgeva invece, con maggiore intensità, il pensiero e l’opera a quello ch’era stato il suo primo sogno di poeta, il sogno da cui aveva raccolto un grande trionfo giovanile e tante dolorose perplessità negli anni maturi.

Della letteratura drammatica era venuto seguendo i nuovi indirizzi, che la avviavano verso una concezione più larga e spregiudicata della vita, verso un senso più profondo ed amaro delle cose, verso una analisi più complessa dei caratteri, verso un’integrazione concettuale degli sparsi elementi tratti dalla realtà; aveva assistito, applaudendo, a quella vittoriosa evoluzione onde Giacinto Gallina era stato condotto, attraverso alla lunga crisi, dal romanticismo moraleggiante de La mama no mor mai a La famegia del santolo, questo capolavoro d’arte semplice e di verità umana considerata con sorriso malinconico da una filosofia senza illusioni e senza sarcasmi. La scena riattirava dunque a sè il poeta, non più sindaco.

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