Attrice cara, indimenticabile, che nella sua semplicità casalinga e nella modestia ignara di ogni posa intellettuale, ebbe l’intuito sicuro dell’arte scenica, che seppe l’onesto riso e l’accorato singulto, che recitò davvero come si parla, se si potesse parlare sempre con misura e con finezza!
Una famegia in rovina di Giacinto Gallina, rappresentata, come ricordavo, sulla fine del 1872, è la prima commedia del nuovo teatro veneziano in cui alla celia s’alterni qualche lagrima; El moroso de la nona, questo soave idillio canuto, è del 1875. Il 4 aprile 1876 Riccardo Selvatico dava alle scene, con esito clamorosamente felice, I Recini da festa.
Ne La bozeta de l’ogio la forma è briosa, ma l’osservazione superficiale e continui i ricordi e gli spunti goldoniani. Nei Recini assistiamo ancora ad un episodio della vita popolaresca, ma ben più intimo e ritratto con tono incomparabilmente più fine. Qui una discreta emozione interviene a raggentilire il realismo delle situazioni e dei tipi, senza abbellirli artificialmente; qui, con novità ardita alla luce della ribalta, il vero protagonista è un neonato, attorno al quale si aggirano tutte le speranze e le. trepidazioni dei personaggi e che promuove alla fine, dall’inconsapevole culla, la sospirata composizione di un dissidio domestico. Perchè, mentre Giacinto Gallina comprese e rese in modo mirabile la poesia