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Pagina:Saggio del dialetto vicentino.djvu/21

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Chive. Quà. Oggi voce rustica, antitesi di live là.

Ciò. Appellativo di amico o d'inferiore. Modo basso per oe, ei. Vien egli dal Veneto to' per togli? Non parmi, od almeno sarebbe strano che i Vicentini convertissero quella voce, ovvia anche fra essi, in una nuova, pronunziandola poi con quel suono di lettera a cui hanno ripugnanza. Piacemi meglio crederla contrazione di S,ciao, saluto, che è pure contrazione di Schiavo. Il Ciò, come il Sciao, si dà a persona molto amica o molto inferiore; e se fosse vera l'etimología ch'io spaccio, sarebbe in relazione l'uso d'oggi con quello da cui essa ebbe origine, salvo la diversità dei tempi.

Ciocchetta. Significa ago lungo, balenante, di materia spesso argentea, che gli orefici di Vicenza facevano ad uso delle donne (negli ultimi tempi per le sole contadine); nel qual ago infilzavano gelsomini, e se lo ponevano in capo od in petto. Lo trovai in uso fino dal 1170. Gli orefici ne pongono in mostra ancora, ed in qualche rimota villa non è disusato, ove unitamente alle spadine e alle rocchette (ossieno canocchiette), aghi tutti a figura emblematica della pace, della guerra, delle stagioni, che faceano della peta (pettinatura contadin.) un poema.

Ciuppese. Notabile trasformazione di Santa Maria Etiopessa, luogo presso Vivaro, da non invidiare quelle di Venezia: S. Stae per Santo Eustachio; Ss. Marcola per Santi Ermagora e Fortunato. Questo Ciuppese è luogo paludoso. È fama che nei tempi Romani vi fosse vivajo di fiere; ma io credo di pesci. Corre un modo di dire per proverbiare chi narra cose spiacevoli: Caro vu andè a Ciuppese a pescar rane col finfolo (ossia fischietto).

Clamaxon pagà. Saldo di un pagherò. Vedi Testamento Proto: Ogni debito che pervenisse a mi ghe fazzo clamaxon pagà. E in altro luogo: Ho bella carta e bona de clamaxon pagà.

Coa. Molți luoghi secondarj del Territorio portano questo nome, od i suoi derivati. Per lo più è la figura topografica che determina il nome, cagionata ad un terreno dall'intreccio con esso di strade o canali, o da divisioni co' vicini proprietarj, od anche dal sistema della rotazione agraria. Nei Sette-Comuni però questo nome lo imprime alle volte il terribile fenomeno detto la Coa ai luoghi da esso devastati. Così è detto ivi un vento che formasi a guisa di sifone e a cono rovescio. Questo turbine percorre devastando quei boschi, lasciando con la devastazione traccie del suo passaggio, e di più dando un colore di arsiccio bianco ai vegetabili che investe e dimena. Le campane avvisano il popolo che si salvi, quando si vede o si prevede la coa.

Coego. Cotica. L'ha il Boerio, ma non il proverbio: Quando Marzo no incoega, Mazo no sega.

Colombina. Pietra da lavoro, che trovasi nel Vicentino sul tenere di Gambugliano (vedi Maccà, Tom. IX).

Como. Modo antico di pronunziare Come. Trovasi dipinto nel quadro dell'Apparizione della Beata Vergine al Monte Berico, del secolo XV.

Comedo. È il Quomodo dei Latini, che i contadini lontani dalla città dicono ancora.

Consedè. Ossia come si deve. Espressione che si ode a Schio. Un omo consedè è un uomo abile all'ufficio suo. Un abito, una cerimonia consedè, ec., risponde a capello al francese comme il faut.

Consolare. L'ufficio del Console, ossia Giudice criminale. La conservazione di quest'Ufficiale nella Costituzione della città di Vicenza era uno dei più importanti privilegi concessi dai Veneziani al tempo della dedizione di quella al loro dominio. Competeva al Console l'esame dei morti improvisamente o per cause violenti, ed in questo caso non si potevano muovere i cadaveri prima dell'arrivo del Console sul luogo ov'erano caduti. Da questa regola di ordine ne naque la più strana anfibología del nostro dialetto. Il Console si faceva aspet-

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