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Pagina:Saggio del dialetto vicentino.djvu/17

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comodità che offre la sua forma, aperta del tutto al di dietro.

Baretina. Pietra di Lapio poco consistente, che levasi alla superficie del monte. Era in uso nel secolo XVI. (vedi Magrini, Storia della Cattedrale di Vicenza, pag. 66). Così detta probabilmente per il suo colore, che traeva a quello che oggi dicesi cannellino. I nostri vecchi abbondavano nel distinguere con questa voce molte cose, fra le altre un panno-lano.

Bargnif. Furbo, barattiere, cavalliere d'industria. In Piemonte Bargnif significa diavolo.

Basavejo. Pungiglione delle api e d'altri insetti.

Bàsero. Legno o pietra che serve di base e fermaglio alle botti.

Basilica. Nome del Palazzo della Ragione, ossia di Giustizia. In questo senso trovasi nelle antiche Iscrizioni di Padova e di Velleja.

Baston. Malatía del filugello quando non fa la muta; poco malefica, onde il proverbio: Baston no schiaraerrata corrige originale pezzon.

Battizzi. La porta dei battizzi è quella laterale del Duomo di Vicenza, dirimpetto alla porta Almeriga. Durante il Dominio Veneto il solo Duomo poteva battezzare, e nell'atrio di questa porta si faceva all'occasione solenne apparecchio di argenteria.

Bela. Balia. Il Ponte delle Bele, così detto perchè le balie lavavano sotto di esso i panni del vicino luogo dei trovatelli. A Vicenza questa voce resta nel suddetto nome di luogo, ma il significato più non corre, ed il cittadino non lo comprende. Nel contado però vale moltissimo col suo verbo Belire (prendere a balia).

Belverde. Qualificativo di un uccello favoloso, la cui storia diverte i fanciulli. L'oselin Belverde, se crediamo alle nonne, che tutto han saputo da lui, è un gran chiacchierone, che interrompe le più gioconde avventure. Egli sgruppa tutte le malizie dei fanciulli con rivelarne gli effetti, o prevederne i tentativi.

Benna. Specie di gerlo che s'accomoda sulle spalle senza imbracciarlo, o tenerlo con le mani. Gli alpigiani della Val dei Conti ne fanno grande uso per trasportare terra o letame. Festo narra che presso i Galli era un carro; e Rosa per tale lo definisce sul lago d'Iseo. Molti luoghi del Territorio nostro chiamansi Benne, Bennette, forse perchè la terra fruttifera vi fu in essi portata con le benne, non so se gerli o carri. Il Dizionario Piemontese lo registra con un'n e con due: nel primo caso vale casipola; nel secondo, prima aratura di primavera. Noi Vicentini, che ci accordiamo con molte parole tecniche del Piemonte, non sappiamo quale rifiutare o quale adottare di queste tre origini delle nostre località dette Benne.

Berga. Nome di una città divisa da Vicenza dal fiume Retrone, forse edificata e nominata dagli stessi popoli che nominarono il Bacchiglione. — Non dirò che questa voce ed i suoi derivati sieno sparsi a denominare luoghi dell'Italia e quasi di tutto il Mondo, nè le diverse opinioni del suo significato; noterò solo che a Vicenza abbiamo molte denominazioni che vengono da essa, come Berici, appellativo di due catene di colline; Bergome, Bergozze, luoghi, contrade, ec.

Bianco. Molti dei nostri marmi così diconsi dal colore; il più noto è quello di Piovene, e il Biancon di Caltrano.

Bilora. Donna di poca diligenza e un po' scostumatella. Detto classico, venuto dalle cavalle ardenti, che hanno d'uopo di doppio freno.

Biseranda. Givoco fanciullesco, che si fa passando due fila attortigliate in largo pel corpo di una castagna, e poi tirandole finchè restringendosi da sè stesse e divincolandosi, la castagna molina all'uso del trapano.

Bisinello (vedi Visinello).

Bissorbola. Cecilia anguis fragilis.

per Bue trovasi in Boerio, ma non il proverbio agricolo: Bò moro, o merda o oro; cioè validissimo od invalidissimo.

Boccalotti. Tutti i mestieri in ter-

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