Pagina:Raccolta di poesie in dialetto veneziano 1845.djvu/526

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techismi, che nelle spiegazioni del vangelo usava il dialetto veneziano, che adattandosi alla intelligenza de' suoi popolani riusciva più gradito. In questo dialetto poi con assai facilità scriveva poesie fino dal 1770; e dalle molte abbiamo creduto scegliere le poche, che in questa raccolta diamo per saggio; ommesse assai di quelle, che fatte per alcuna circostanza pubblica o privata de' suoi tempi, ora non avrebbero avuto piu interesse. Morì colpito d'apoplessia nella sua residenza di Boara l'anno 1819 il dì 29 novembre. Non consta che vivente abbia egli stampato cosa alcuna col suo nome; e solo sospettiamo che abbia avuto parte in una raccolta intitolata le Muse Veneziane per le nozze del nobile uomo Alvise Pisani colla nobildonna Giustiniana Pisani (Venezia, senz'anno o luogo, o stampatore, in 8.°); nella quale alcune delle poesie ponno ragionevolmente essere state da lui dettate. Dobbiamo alcune di queste notizie biografiche al reverendo don Giuseppe Scarso rettore della Boara Pisana; e le poesie alla gentilezza del signor Giuseppe Pasquali, in cui potere pervennero alcuni manoscritti dello Zilli.

Marc'Antonio Zorzi, patrizio veneto, nacque da Lorenzo Zorzi e da Regina Contarini nel dì 26 febbraro 1703. Educato alle ottime discipline, come lo furono gl'illustri suoi contemporanei concittadini, i Farsetti, gli Algarotti, i Foscarini, i Gozzi, i Goldoni, e tant'altri, prese egli singolare affetto alla giurisprudenza, e all'oratoria, e salì in così alta fama nel suo Governo da essere in qualche crisi della repubblica onorato di delicatissimi ufficii. Si mantenne giudice incontaminato ne' consigli di Quaranta per oltre 44 anni, ed ivi per lunga epoca coprì eziandio l'ufficio di contradditore, che vale a quello di procuratore regio. Le più intricate quistioni del foro erangli argomento di private esercitazioni, e lasciò vari scritti, ne' quali si veggono svolte e rischiarate quelle idee del giusto ch'erano per le venete costituzioni il Codice de' magistrati. Agli studi ameni dedicava gl'istanti di suo riposo, e restano presso i suoi eredi molte operette di varia letteratura, ed alcune versioni dal latino e dal francese di componimenti teatrali. Appassionato il Zorzi per il patrio dialetto trasportò in questo alquante orazioni di Cicerone, che tuttavia restano inedite, e moltissime poesie dettò, alcune delle quali peraltro con troppo libera penna, siccome fatte per rallegrare le società, nelle quali egli era sempre desideratissimo. Le pochissime quì inserite sono forse per gentilezza di pensiere, e per felicità e candore di sposizione, tra le più gaie della nostra raccolta. Visse assai lungamente, e morì nel dì 29 gennaro 1787. Era di statura piuttosto alta, di leggiadro aspetto, di occhi vivaci, assai dignitoso del portamento, e a malgrado degli oltraggi della vecchiaia conservò sempre quella vivacità di spirito, e quell'attività giovanile, che a pochi il Ciel largo dispensa.


FINE.
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