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Anche in questo terzo volume, col quale termina la raccolta ch'io sto pubblicando, si manifesta la rara fantasia del poeta vernacolo, vestendo egli con un verseggiare sempre spontaneo una serie di brevi racconti, di aneddoti faceti, la maggior parte colti a capriccio dalla fertile sua vena, ed alligando a ciascheduno un motto ora arguto, ora sentenzioso, ora morale, adattato alla premessa esposizion delle cose.

Nel suddetto volume sarà compreso il Poemetto bernesco, dettato dall'Autore su la festa veneziana dei pugni, lavoro singolarissimo per la sterilità dell'argomento, con cui ricordasi uno spettacolo di antica barbarie, che le seguenti sagge magistrature hanno tolto. Le descrizioni dei pugillatori e dei fatti non possono essere più naturali e più vive, nè più espressivo e colorito il dettaglio del popolo spettatore ed allegro nel bel mezzo di cotanto strana sevizie; tutto viene dimostrato con verità, e sparso a dovizia di lepidezze e di sali.


Venezia li 30 giugno 1858


G. B. Andreola.
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