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Pagina:El marìo cortesan.djvu/35

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Giul. Mio Cognato è un buon uomo, ne son già persuasa,
          Ma non parlo ad Ottavio, se sto quest'oggi in casa.
          Sentirò che sa dirmi, ma sarà poi lo stesso.

SCENA IV.
Zanetto, e detta.

Zan. COssa ve occor, patrona, che me cerchevi adesso?
Giul. Fuori di cara a pranzo volevo andar anch'io.
Zan. Siora no; stamattina se sta con so marìo.
Giul. Ci van vostre sorelle.
Zan. Elle ghe pol andar.
Giul. E chi son io? una serva?
Zan. Sè matta da ligar:
Giul. Non mi mettete al punto.
Zan. Poder: questo è l'imbrojo.
Giul. Ci vuol qualche ragione.
Zan. Eccola quà: no vojo.
Giul. Non si trattan così le Donne, ch'han del suo.
Zan. Un anno a modo vostro, e a nostro modo ancuo.
Giul. Cosa ho fatto in un anno?
Zan. Nol so: gera lontan.
Giul. Andavo da una Dama.
Zan. Ma insieme col zerman.
Giul. E perchè ci veniva? Tutto saprete un dì:
          Ve lo dirà Lucietta.
Zan. L'ha da parlar con mì.
Giul. Perchè non c'eravate; ei n'era quasi cotto;
          Venia a sfogarsi meco.
Zan. Voltella, che me scotto.
Giul. Dico la verità, nè per sì poco è giusto
          Di trattarmi in tal forma.
Zan. Pian, che ve crepa el busto.
Giul. Non scherziamo, marito, che contro un tal strapazzo
          Io son calda di fuoco.
Zan. E mi freddo de giazzo.
Giul. Vado alfin da un'amica, e ciò neppur si vuole.
Zan. Donne de casa soa, per strada no va sole.
Giul. La Contessa ove vado abita quì dappresso:
          Ci posso andare in maschera.
Zan. Sè in maschera anche adesso.
Giul. Venite voi.

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