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LA POESIA VERNACOLA
e
IL DIALETTO DI VENEZIA.




I.

Offrire al paese una fiorita di poeti veneziani, da uno de' più antichi a uno dei moderni, da Andrea Calmo ad Arrigo Boito, ecco il mio intento. Un riflesso della giocondità di Venezia riluce in queste pagine sono scherzi alati, facili amori, argute sentenze d'uomini di mondo, voluttà. Di tratto in tratto una voce austera ammonisce, si sente il frizzo del satirico, qualcuno versa una lagrima; ma non per questo il lieto quadro s'infosca. Intorno ad uno che si lamenta, quanti che ridono!

Venezia non abbandona la nativa letizia che sfavilla persino nella sua vita più affaccendata e più dolente. Quando nel 1813, il blocco affamava la città, i capi ameni irrompevano in Piazza San Marco con fiaccole, e ridendo; quando, nell'assedio del 1849, le palle austriache fioccavano sterminatrici e il colera e la fame mietevano a centinaia le vittime, il popolo, lungi dal querelarsi, ne sorrideva: sono celebri i