Raccolta di poesie in dialetto veneziano/All'onorevole signore E. D. Davenport

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All'onorevole signore

E. D. DAVENPORT


BARTOLOMMEO GAMBA


Si troverà alquanto strano che io indirizzi a Voi, onorevole signore della Inghilterra, una Raccolta di Poesie scritte nel particolare dialetto usato in un cantone della Italia. Ma se le dedicazioni si fanno o perchè gli argomenti svolti ne' libri tornano a particolare diletto di coloro a' quali si offrono, o perchè danno una pubblica testimonianza di affetto o di riverenza, niuna ve n'ha che possa essere fornita di migliori e di più giusti diritti di questa mia. Essa a Voi appartiene, dotto e perito nelle lingue e ne' dialetti italiani, a Voi, raccoglitore solerte delle antiche e moderne preziosità dell'italiana letteratura, a Voi scrittore felice d'italiani versi berneschi e di novellette venuste, a Voi poi spezialmente, che per finezza d'ingegno, per eccellenza di cuore, per costante amorevolezza verso di me siete sempre presente all'animo mio.

E siccome io ardisco confidare di avere fatto ottima scelta ne' Componimenti, che mi sono proposto di dar in luce, così non potrà non esservi grato che vi renda qualche ragione, e intorno al mio disegno, e intorno agli autori raccolti, onde possiate con favorevole prevenzione gustare della grazia, della forza, della eccellenza, di una perfetta poesìa, abbenchè travestita sotto le umili forme di un parlare vernacolo.

Colle illustri testimonianze dello Zeno, del Bettinelli, del Cesarotti e di altri mi sarebbe a buon conto facile il dimostrarvi che il veneziano dialetto sta in cima ad ogni altro d'Italia; ma non è proprio di animo gentile il ledere a' diritti delle altrui patrie predilezioni a fine di esaltare quel [p. v modifica]solo linguaggio di cui uno mostra di essere particolare coltivatore; ed è poi giustissimo il confessare, che opere molto commendevoli nel medesimo genere contano anche le altre contrade italiane, come ne fanno prova le doviziose raccolte che sono a stampa di poesie scritte in napoletano e in milanese, e tanti leggiadri componimenti pubblicatisi ne' dialetti siciliano, bolognese, friulano, bresciano, piemontese, ec. Io mi limiterò dunque a dirvi, che le veneziane contrade hanno avuto gai componimenti ne' vari loro dialetti sin dal secolo sestodecimo, e che per esempio le Commedie di Ruzante, e le Poesie di Menon, di Begoto e di Magagnò, le une e le altre scritte in lingua rustica padovana, vengono tuttavia lette, studiate, ammirate. I cantori nel vernacolo proprio di queste lagune furono per vero dire in allora assai scarsi, e rimasero eziandio poco noti, se si eccettui un certo Alessandro Caravia, autore d'un curioso Poema intitolato il Naspo Bizzarro, e qualche Canto dell'Ariosto trasformato alla foggia veneziana. Approssimavasi alla sua fine il secolo stesso quando seppe farsi nome Andrea Calmo colle sue Egloghe Pescatorie, e surse contemporaneamente un veneto ingegno, Maffeo Veniero, al quale, se fosse toccato in sorte di condurre una lunga vita sarebbe rimasta certamente una corona di trionfatore nel Parnaso vernacolo.

Ora essendo prima di tutto opportuno dì conoscere le nostre antiche Poesie, ad esse sole io ho consacrati due volumetti: questo primo, che, oltre a qualche componimento popolare pieno di brio, racchiude la Guerra de' Nicolotti e Castellani dell'anno 1521, ch'è una pittura importante di antiche e curiosissime nostre costumanze; ed il volumetto secondo, che dà un piccolo ma leggiadrissimo Canzoniere composto dal Veniero sopraccitato. Tra gli esagerati secentisti non è alcuno che lasciato ci abbia un'opera quale meriti veramente l'onore di ritornare adesso alla luce, e tanto più che non appartiene al genere lirico, mio solo scopo, un lavoro didascalico in dialetto veneziano di Marco Boschini, intitolato la Carta del Navegar Pitoresco.

Era riserbato al secolo decimottavo, e a' giorni nostri correnti l'onore di produrre canti vernacoli di finissimo gusto; e quindi di autori poco è mancati di vita, e di altri tuttavia fiorenti io ho principalmente formato la mia raccolta in altri dodici volumetti. Venite al fonte, o onorevole Cavaliere, e non trepido a dirvi che vi disseterete di acque limpidissime e fresche. Nel vol. I vi occorrerà leggere le Canzonette di un Lamberti che hanno i vezzi di Anacreonte; nel vol. II gli Apologhi dello stesso Autore pieni di vivacità e di sali; nel vol. III le sue Stagioni Campestri e Cittadine modellate sul vero e colorite alla tizianesca; nel vol. IV cento Sonetti, i Cavei de Nina del Dott. Mazzolà, che non hanno invidia della celebre Bella Mano di Giusto de' Conti; nel vol. V alcuni Ditirambi, fra' quali el Vin Friularo del Dott. Pastò che non teme il confronto del Bacco in [p. vi modifica] Toscana del Dott. Redi; nel vol. VI i più spiritosi Apologhi del la Fontaine veneziano Francesco Gritti; nel vol. VII altro componimento dello stesso Gritti, il Brigliadoro, ch'è una favola brillantissima; nel vol. VIII alcune Poesie di Pietro Buratti, poesìe vere e non rime; nel vol. IX varie Barzellette di Carlo Goldoni, inserite per rispetto al nome di questo veneziano grand'uomo; nel vol. X le Poesie Satiriche dell'Ab. Labia, che tenea fra le dita le penne di Giovenale e di Persio; nel vol. XI una Scelta di pregevolissime Rime di vari Autori o estinti o viventi; e nel vol. XII ed ultimo altra Scelta di quelle Rime di vari Scrittori, a' quali piacque di adottare uno stile basso e dimesso onde meglio d'ogni altro servire al popolare trattenimento.

Con i quattordici Volumetti sin qui descrittivi si compie la mia serie del Parnaso Lirico del dialetto veneziano, da cui rimanendo escluse alcune opere moderne di lunga lena, giovami farvi almeno un cenno anche intorno ad esse, onde giudicare possiate sin a qual grado siasi fra noi esteso questo ramo di amena e propriamente nazionale letteratura. I due più grandi Poemi del mondo (e ciò sia per questa volta con buona pace del vostro divino Milton) l'Iliade e la Gerusalemme furono felicemente travolti nel veneto dialetto, il primo sotto il titolo di Omero in Lombardia dall'Ab. Francesco Boaretti, il secondo sotto il titolo del Tasso alla Barcaruola da Francesco Mondini. Voi conoscete molto bene le Poesie Maccaroniche di Merlin Cocai, e queste pure furono rivestite alla foggia veneziana per opera di certo Lodovico Pipperi, lavoro che non ha mai veduto la luce, ma che si possede dall'egregio patrizio veneto Antonio da Ponte. Anche i leggiadri Canti di Bertoldo, Bertoldino e Cacasseno, scritti da vari Bolognesi, ebbero una trasformazione alla veneziana, pubblicatasi poco dopo la metà del secolo scorso; nè tra i Poemi eroi-comici va taciuto lo Scaramuzza, fatica onorevole di Giambattista Bada vivente. Molto esteso è eziandio il numero delle opere vernacole nella Drammaturgia, e troppo poi è stato ed è tuttavìa quello de' componimenti erotici e libertini. Il Baffo veneziano fu poeta eccellente, e ci restano inedite molte sue opere, oltre a quelle delle quali si è fatto indegno uso con istampe alla macchia.

Per le cose tutte sin cui esposte sembrami di avervi accennato quanto occorrere possa per conoscere alla sfuggita la valentìa di alcuni ingegni fuori di questi lidi non noti. Ardisco promettermi che voi farete plauso al proponimento mio di toglierli dall'oscurità, e di raccomandarli perfino a codeste vostre illuminate contrade. Resta che per facilitarvi la piena loro intelligenza io aggiunga qualche canone grammaticale, e questo lo troverete segnato ne' pochi versi seguenti dall'Autore del Bertoldo Veneziano indirizzati al Proto di una Stamperìa. Queste pochissime ottave bastano per insegnare a bene scrivere, e a bene leggere il veneziano dialetto: [p. vii modifica]


Se avisa el Proto de la Stamperia;
     Che dovendo stampar in venezian,
     No se deve osservar l'ortografìa,
     Come ricerca el bel parlar toscan.
     5Do p, do t, do r, mal starìa,
     In Bepo, Fruto, Guera, al dir nostran;
     Le s'à da radopiar in uzzo e in azzo,
     Come Luzzo, Mastruzzo, Giozza e Brazzo.
Anzi per no se unir col toscanismo,
     10Ma seguitar la nostra antica usanza;
     Quel che sarìa in le scole un barbarismo;
     Plural e singolar stà in consonanza,
     Quei ridono diràve un da Fiorenza,
     Qua la pratica e l'uso fa sentenza.
15La parola cussì, con altretante,
     Per levar ogni equivoco ai letori,
     Chiama do' ss, un solo no è bastante,
     El diràve cusì per i sartori;
     Cucito scriveràve un bon cruscante;
     20Onde, aciò no stè a far miera d'erori,
     Un aviso ve dago per scurtarla:
     Se scrive in venezian come se parla.

Gustato che avrete, o egregio Cavaliere, del banchetto che vi ho imbandito, farete in guisa di rimettervi in voglia di vedere ancora una volta la mia Venezia. Venite a risalutarla, ed io festeggerò il vostro arrivo facendo sì che dalla voce melodiosa di qualche ninfa di queste lagune possiate sentirvi ripetere le belle canzoncine di Buratti e di Lamberti. Allora con sempre maggiore piacere rinnoveremo anche nel veneziano vernacolo i nostri cari colloquii lungo la riva degli Schiavoni e fra i viali ora divenuti ombrosi di quel Giardino che per la sua singolare collocazione voi trovavate un incanto.

Vi rinnovo le proteste della mia verace considerazione.

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