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vieta il giuoco in Piazza S. Marco (17 Maggio 1561) decreto che si rinnova otto anni dopo, in Campo S. Zaccaria (29 Luglio 1586) in campo de' Frari (29 Sett. 1589) a S. Gerolamo (29 Aprile 1590), attorno alla Chiesa di S. Stefano (16 Gennaio 1593). —

Bofoncliiava il Garzoni1 contro i giuochi «de' dadi, de' carte e di tutte le sorti, et similmente di tutti i tripudij pieni di mollitie, et di lascivia, ne' quali intervengono mille peccati il giorno, e l'hora. Ivi interviene la cupidità, radice di tutti i mali, anzi la rapina che vuol spogliare il prossimo: l'immisericordia verso quello, che li cava sino la camicia, se può; l'inganno, che spesse fiate occorre meschiato col furto; la bestemmia contra Dio, il disprezzo della Chiesa, la corruttela del prossimo, il peccato dell'ira, l'ingiuria contra il fratello, et la villania: l'inosservanza della festa, et l'homicidio alcune volte. Ivi accadono i giuramenti, gli spergiuri, il testimonio iniquo spesse fiate, il desiderio ingiusto della robba d'altri. Ivi avengono tutte le sciocchezze, e le stoltizie, che l'huomo possa imaginarsi. Un giocatore diventa servitore del gioco, anzi schiavo, che non puo in modo alcuno spiccarsi da quello; perde il suo vanissimamente, conosce la malitia del gioco, et non la fugge riceve danno da esso, et volge l'ira contra Iddio, prepone il diletto di tre dadi alla divina lode; per non esser otioso, sta maggiormente otioso».

Anche il Verdizzotti nella biografia del Molin premessa alle rime2 tocca il medesimo tasto quando afferma che il poeta veneziano fuggíva l'ozio «et gli altri poco honorati trattenimenti de' giuochi di carte et d'altro, ne i quali si stà hoggidi per lo più miserabilmente immersa et perduta la gioventù della maggior parte delle persone per nobiltà di sangue, et per altezza di fortuna grandi ed illustri, consumando il tempo, et la facultà in crapule, et dishonesti piaceri, con detrimento dell'honore, del corpo, et dell'anima loro».

Nel IV dialogo del Franco3 un giocatore così parla a Caronte che esige l'obolo:

  1. Il theatro de vari, e diversi cervelli mondani nuovamente formato, et posto in luce da Thomaso Garzoni da Bagnacavallo ecc. In Venetia. Appresso Fabio, et Agostin Zuppini fratelli 1591 (p. 65).
  2. Rime di M. Girolamo Molino. — In Venetia 1573.
  3. Dialoghi piacevolissimi di Nicolò Franco da Benevento. ― In Venetia. Presso Altobello Salicato MDXC (p. 73 t.o).
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