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giuoco ne' ridotti e convegni alcuni dei quali l'A. ricorda a S. Barnaba, ai Carmini, in Calle dei cinque a Rialto, a S. Geremia e a S. Moisè (nè i nobili disdegnavan talora compagnie men degne); finalmente, come terza foggia di giuoco, è annoverato quello che si compieva nei campi, sui ponti, sul cortili; i poveri frati dei S. S. Giovanni e Paolo vedevano il convento invaso da una frotta di giovani che si facevan lecito di sollazzarsi con la palla e mal fu per fra Martino che, volendoneli impedire, s'ebbe le busse in ricambio. Le gondole, gaie suaditrici d'amore, vedevano anche carte tremanti e dadi balzanti e il Palazzo ducale ancora poi che i gondolieri e i servi non sapevano come meglio ingannare la noia dell'attesa mentre i padroni lassù legiferavano, se non col giuoco. Chi voglia farsi esatto conto del come la Republica perseguisse i colpevoli non à che da scorrere nel recente volume di Giovanni Dolcetti1 l'appendice V (pp. 2-12 e sgg.) intitolata appunto «Legislazione sul giuoco» ove son accolti i vari decreti promulgati dal 1172 al 1797: nel 500, che a noi ora interessa maggiormente, ve n'à a dovizia. L'A. non li diede naturalmente per esteso: li restringe spesso ma non per ciò la fosca passione riesce men trista nell'eloquenza delle leggi tonanti a suo vitupero.

I nobili sorpresi nelle case da giuoco eran privati per 10 anni dagli uffici publici e condannati alla multa di 300 ducati d'oro, i popolani rei delle stesso delitto banditi per 10 anni dal territorio: gli accusatori e i denunziatori, come di rito, eran premiati (26 marzo 1506. Cons. X). Poco dopo tutti i giuochi venivano proibiti «excepiti che de balle et ballestre» e si aggravavano le pene precedenti: permettendosi solo «consueti et honesti zuoghi (17 giugno 1506. C. X). E così via via si prosegue nè passa anno, direi, che una nuovaa legge non vegga la luce del sole, nuove teste dell'idra cui l'ostinazione e la pervicacia eraclea dei giocatori scapitozzava.

Si facevan decreti contro il lotto, contro il giuoco del «pandolo» col quale «non solum li Putti ma ancora huomeni fatti et con la Barba nelle piazze pubbliche Campi, et altre strade di questa Città giocano non havendo rispetto alcuno alli viandanti», contro le scommesse (15 ap. 1553. C. X); si

  1. Le bische e il giuoco d'azzardo a Venezia, 1172-1807. ― Venezia 1903. Libreria Aldo Manuzio, editrice.
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