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persone è che par una Sensa; et ogni zorno si cava boletini con dir pacientia quando non si ha nulla, et quando si ha precio si crida precio. Et aciò non siegua fronde, per li Capi di X fo comesso a li Provedadori di Comun sier Lunardo di Prioli, sier Daniel Trivixan, sier Filippo da Molin che non si potesse meter lotho alcun senza sua saputa, et che fosse messo le robe a precio justo, et mandano uno scrivan a veder cavar li boletini. Qual si cava a questo modo, videlicet, in una cosa di orinal è posto tanti boletini quanti hanno deposità, secondo il precio dil lotho, e uno putin il cava, et in consonantia cava di l'altro orinal, dove è tutti li boletini, zoè altratanti parte bianchi, parte segnati precio et il numero dil precio, e tutti è posti in una maieta. Hor cavando il nome, cava poi l'altro di la maieta; et se è bianco, uno ch'è lì crida pacientia; se è precio, si dice qual precio li tocha, e si fa nota et si porta a l'oficio di Provedadori di Comun et scontro, e chi vince va a tuor quello ha vadagnato. Molte donne ha posto danaro in ditto lotho; sichè tutti core a meter poco per aver assai, perchè si vede tal con un ducato averli tochà ducati 100 d'oro, e tal perle che val ducati 180 e via discorendo; e tal, che ha posto assa' boletini, et sempre li vien fuori pacientia. Chi mete in vari nomi; chi dice cose bizare et ha il boletin dil scontro. E tra le altre, Io fui ozi con uno mio carissimo amico et richo patricio, qual messe più boletini su argenti con questo moto «felix concordia» tamen non ave nulla fin qui; si resta a cavar li altri lothi, et non solum, a Rialto ma etiam a San Marco su la Piazza. E tal lothi Io Marin Sanudo fin qui non ho voluto risegar alcun danaro, perchè parmi sia cosa inlicita et forsi potria esser bararia; et è stà, per li Signori di note over Provedadori di Comun, preso uno che meteva più boletini di quello dovea nel lotho; fu posto in berlina etc.»

Parecohie notizie riguardanti il giuoco a Venezia nel secolo XVI possiamo ricavare anche da un pregevole articolo dello Zdekauer 1, il quale, lasciato da parte quello che s'esercitava con carte false o dadi viziati, lo suddistingue in tre forme: giuoco privato specialmente tra persone di bassa condizione in cui le somme, in generale, eran relativamente piccole; il

  1. «Il giuuco a Venezia sulla fine del secolo XVI» in Archivio Veneto. Anno XIV. Tomo XXVIII, pp. 132 e sgg.
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