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UN CAPITOLO VERNACOLO INEDITO
CONTRO IL GIUOCO



È del secolo XVI ed è noto che, anche allora, a Venezia, si giuocava a rompicollo: convegni pubblici e luoghi privati davan ricetto ai degeneri nepoti de' buoni padri e Temi invano guatava e fulminava atroce: non la berlina, non la deturpazione del naso e delle orecchie valevano ad estirpare la trista passione. Il lotto pubblico ereditato dai genovesi e accolto dal Governo nel 1590 aveva avuto, come precedenti, una specie di lotteria nel 1504 e una lotteria con premi nel 1521, la cui origine è narrata dal Sanudo come «novo modo di vadagnar metendo pocho cavedal a fortuna»1 e non sono le sole dal buon diarista ricordate. Noi riportiamo codesta in data Febraio 1522 assai interessante come quella che dà una chiarissima idea della cosa. Scrive adunque il Sanudo2:

«.... al presente in questa terra in Rialto non si atende ad altro ch'a meter danari su lothi, idest precii che si mette a tanto per uno, zoè soldi 10, soldi 20, soldi 31, lire 3, ducati uno et ducati do ad summum, e li precii montano chi più, chi manche fino 1500 ducati, zoè pani de seda e di lana, quadri, fodre di più sorte, argenti numero grandissimo, e di belle cosse, perle grosse et belle zoie di più sorte, pater nostri di ambracan et fino uno gato mamon vivo, cavalli, chinee etc. fornide et tutto si mette a lotho, sichè tutta la Ruga di orexi da una banda e l'altra è a questo, et assa' tapezarie, veste de seda, vesture de restagno e di seda, e altro. Item, la Ruga de' zoielieri; sichè non si pol andar per questi lochi, tante

  1. v. Pompeo Molmenti in «Gazzetta Musicale di Milano» N. 23 (6 Giugno 1901) pp. 355-6.
  2. I diarii di Marino Sanuto. Venezia 1892, Tomo XXXII pp. 500-1 (in data Febraio 1522).
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